10:26 giovedì 10 Febbraio 2022

Carige presenta conti migliori in nove anni, ma aumento capitale inevitabile. E nei piani di Bper non c’è solo Genova

Carige nota fino a qualche anno fa come l’altra Mps del sistema bancario italiano si prepara ad annunciare le nozze con Bper, snocciolando contestualmente i numeri di bilancio migliori degli ultimi nove anni. I conti del 2021 hanno ancora il segno meno davanti, ma sono in deciso miglioramento: nell’anno, la perdita netta è ammontata a €90 milioni, rispetto al rosso di -€251,6 milioni del periodo febbraio/dicembre dell’esercizio 2020. Il risultato – si legge nella nota della banca – è sostanzialmente allineato con l’obiettivo di chiusura fissato a budget per l’esercizio 2021 (-€84,0 milioni).

L’istituto ligure, che vede come maggiore azionista per ora ancora il Fondo bancario di tutela dei depositi, che lo ha salvato dal baratro del fallimento in cui ha rischiato di precipitare alla fine del 2019, e che si appresta a convolare a nozze con Bper, ha pubblicato anche una nota di precisazioni sulla ragionevole necessità di dover cambiare il piano industriale, per andare incontro ai desiderata della Bce in caso di ipotesi stand-alone, o per riflettere la business combition, nel caso in cui il matrimonio tra i due istituti si facesse.

Per la precisione, Carige ha comunicato che, “in merito all’odierno comunicato stampa (di ieri per chi legge), relativo ai risultati preliminari dell’esercizio 2021, si precisa che “è ragionevole ritenere che il Piano Aggiornato approvato dal Consiglio di Amministrazione il 23 febbraio 2021 diventi comunque non più idoneo a rappresentare le strategie e le aspettative di evoluzione economico-patrimoniali del Gruppo Carige, in quanto “in caso di finalizzazione del processo di business combination (con l’importante passaggio atteso entro il 15 febbraio a chiusura della due diligence in corso) sarebbe superato per effetto dell’ingresso in un perimetro societario più ampio”.

E qui per business combination il riferimento è, per l’appunto, a Bper, a cui, come comunicato il 10 gennaio scorso, L’Fitd ha concesso un periodo di esclusiva sino al 15 febbraio 2022 per la potenziale acquisizione della partecipazione di controllo di Carige, detenuta dal Fondo e dallo Schema Volontario di Intervento”. Ma la necessità che il piano industriale venga aggiornato si spiega anche nel caso di ipotesi stand-alone. In questo caso, comunque il piano approvato l’anno scorso – si legge nella nota – verrebbe superato da un nuovo piano strategico con orizzonte temporale al 2024, inclusivo di un piano di rafforzamento patrimoniale (aumento di capitale) conforme alle richieste della Banca Centrale Europea, all’interno del quale dovrà essere ricalibrato l’ammontare dell’aumento di capitale necessario a garantire in via continuativa il rispetto dei nuovi target regolamentari comunicati con la SREP Decision 2021 e potrebbero essere rappresentate nuove leve strategiche non incluse nel Piano Aggiornato attualmente in essere”.

Il che significa che l’aumento di capitale da 400 milioni di euro potrebbe non essere sufficiente e sicuramente è inevitabile nel caso di tutte le due opzioni, visto che, se le nozze con Bper ci saranno, l’Fitd dovrà comunque iniettare 530 milioni di euro prima del closing dell’operazione atteso per il mese di giugno.

Detto questo, i numeri dell’ultimo bilancio – i risultati sono preliminari – sono più che confortanti: il margine operativo lordo è tornato positivo; il risparmio gestito è cresciuto a €12,1 miliardi – massimo di sempre per il Gruppo – in aumento del 6,0% nell’anno; il margine di interesse (€155,2 milioni) ha segnato +15,1% nel confronto con l’esercizio precedente, quale risultante della riduzione del costo della raccolta e dell’incremento della marginalità del portafoglio crediti; le commissioni nette, pari a €226,4 milioni, hanno mostrato una decisa accelerazione: +11,2% nel confronto con il 2020 e rispettivamente +4,7% e +9,9% nel confronto tra il quarto trimestre 2021 e il terzo trimestre 2021 e il quarto trimestre 2020.

Francesco Guido, Amministratore Delegato di Banca Carige, ha commentato così i risultati: “L’energia e la grande determinazione del personale di Banca Carige hanno consentito di valorizzare il riconfermato rapporto fiduciario con i clienti e di avanzare ulteriormente nel progetto di rilancio commerciale, mantenendo una velocità sempre superiore alla media del sistema. Questo sforzo è tanto più meritorio considerando le eccezionali avversità e gli imprevisti affrontati. Al Personale e ai Clienti il mio ringraziamento più grande”.

Intanto Bper rimane sotto le lenti del mercato, dopo la pubblicazione dei conti, ma anche a seguito delle dichiarazioni del numero uno, l’amministratore delegato Piero Montani che tra l’altro ieri, nel commentare il bilancio, non ha escluso altre operazioni oltre a quella che la vede impegnata ora con Carige. Nella conference call indetta con gli analisti finanziari, il ceo ha detto che “siamo di fornte a una operazione straordinaria che non è ancora chiusa ed è da chiudere ma abbiamo un top line del piano industriale altre operazioni straordinarie che secondo noi sono sicuramente di più interesse”.  Ormai le trattative con Carige sono al capolinea, visto che alla banca emiliana è stato concesso un periodo di quattro settimaane fino al prossimo 15 febbraio per la presentazione di un’offerta. Montani si è mostrato ancora cauto, ribadendo la condizione sine qua non perché l’accordo si faccia: la neutralità dell’operazione sul capitale di Bper: “Quello che entra deve entrare pulito”, ha detto, riferendosi alla questione degli NPL-crediti deteriorati.

A tal proposito, dai risultati della banca ligure è emerso che nel 2021 il portafoglio crediti deteriorati lordi di Carige verso la clientela è risultato in riduzione da €632,0 milioni a €618,4 milioni (-2,1%) e sostanzialmente stabile in termini netti, a €309,2 milioni, riflettendo una qualità del credito ritornata solida, con un NPE ratio lordo e netto rispettivamente pari al 5,0% e al 2,6%. Qui altri dettagli anche su record risparmio gestito.

Occhio anche all’impegno di Carige agli approfondimenti sulla questione DTA, “ai fini dell’approvazione dei risultati definitivi al 31 dicembre 2021 prevista per il 9 marzo 2022, anche in considerazione dell’esito della due-diligence in corso di svolgimento” da parte di Bper. Intanto, Equita SIM ha diramato oggi una nota focalizzandosi sulle novità emerse da Modena:

Equita ha ricordato che ieri l’AD di Bper Piero Montani non ha fornito “dettagli ulteriori in merito al deal con Carige (termine dell’esclusiva il 15 febbraio)” aggiungendo che, “sebbene riteniamo che il deal con Carige possa essere eps accreative e fornire maggiore upside (in attesa di avere ulteriori dettagli in merito), confermiamo il rating hold i) in attesa di avere maggiore chiarezza sulla strategia che sarà delineata con il prossimo business plan; ii) alla luce di una più bassa sensitivity al rialzo dei tassi vs peers; iii) maggiore rischio di execution legato ai processi di M&A in cui Bper è coinvolta”. Su Bper, Equita SIM ha detto di confermare sostanzialmente le stime 2022-23, con “minore margine di interesse e più alti costi operativi compensati da maggiori fees e da un più basso costo del rischio”. Ribadito il target price a 2,4 euro (2022-23E P/TE = 0.54x-0.51x). Tra i principali spunti emersi dalla conference call: – Bper ha indicato di essere poco impattata dalle modifiche legislative sulla cessione dei crediti fiscali (a FY21 acquisiti solo 310mn di crediti), anche per via delle strette misure di controllo adottate. – Sensitivity ai tassi di interesse limitata: 60-70bps (4% 2021 margine netto di interesse) per 100bps di incremento della curva dei tassi – Confermato il pieno successo dell’integrazione della rete UBI, con churn rate limitato in area 4%. – Nel quarto trimestre del 2021, Bper ha accelerato l’attività di lending (impieghi +3% QoQ) soprattutto verso large corporates. Sebbene la marginalità su questi impieghi sia limitata, Bper ritiene interessante l’opportunità di attrarre nuova clientela e incrementare il cross selling (anche sul fronte CIB). – Alla luce degli elevati livelli di copertura degli NPE, Bper potrebbe valutare ulteriori cessioni nei prossimi anni. Equita ha scritto ancora che, “sebbene ulteriori dettagli verranno forniti con il nuovo business plan (probabilmente a giugno), sono state fornite le seguenti guidance sul 2022: – NII visto a c.380-390 milioni per trimestre (inferiore alla nostra attesa di 395mn) – Fees: nonostante il confronto sfidante, l’obiettivo è almeno confermare il forte risultato del FY21 – Costi operativi: visti a 550-560 milioni per trimestre, con l’impatto positivo dall`accordo sul personale atteso manifestarsi prevalentemente sul 2023- 24 – LLPs: attese prudenzialmente in area 50-55bps

Di certo, come la collega senese Monte dei Paschi, Carige ha un passato sofferto: l’istituto è stato salvato alla fine del 2019 per la quarta volta in sei anni, dopo aver bruciato dal 2014 in poi quasi 2,2 miliardi di euro circa di ricapitalizzazioni messe in atto.

Il titolo Carige è tornato in Borsa alla fine di luglio dopo una sospensione durata due anni e mezzo: era stata la Consob a congelare la negoziazione dei titoli emessi o garantiti dalla Società il 2 gennaio del 2019, a seguito della decisione della Bce di porre la Banca in amministrazione straordinaria. Quella procedura si è conclusa il 31 gennaio del 2020, gettando le basi di una nuova era per l’istituto di credito. Certo i tempi del ritorno a Piazza Affari alla fine si sono fatti più lunghi a causa dei problemi e disagi vari provocati dalla pandemia Covid-19 La situazione di Carige si è inevitabilmente complicata con le richieste che sono state presentate dal secondo azionista, Cassa centrale banca, che nella primavera del 2021 ha presentato una proposta per esercitare il suo diritto di opzione e acquisire la quota dell’80% dell’Fitd, tale da replicare il modello Intesa-banche venete, oltre a volere anche una dote da 500 milioni: proposta considerata piuttosto esosa, che ha mandato all’aria i piani precedenti, rigettando Carige nell’arena del risiko bancario. Da lì (marzo 2021) sono tornati i timori per il futuro della banca, con il Fondo interbancario che si è messo alla ricerca di un acquirente a cui mollare la sua quota.

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