Cedolare secca, Airbnb dovrà fare l’esattore: la sentenza del Tar del Lazio
Ha annunciato ricorso al Consiglio di Stato Airbnb, il portale online che mette in contatto persone in cerca di un alloggio o di una camera per brevi periodi. Finora non aveva adempiuto all’obbligo introdotto dal governo Gentiloni nel 2017 di applicare la cedolare secca del 21%, anche agli affitti brevi (di durata non superiore ai 30 giorni).
In sostanza Airbnb doveva comportarsi come un esattore, riscuotendo la cedolare secca sulle locazioni brevi e poi comunicando all’Agenzia delle Entrate i nomi dei locatari e i relativi redditi. Ma finora si è rifiutata di farlo sostenendo che la norma attua una disparità di trattamento o discriminazione nei confronti di Airbnb.
Ora però il Tar del Lazio con la sentenza n. 2207/2019 ha respinto le richieste di Airbnb il quale annuncia ricorso.
Siamo delusi dal pronunciamento del Tar del Lazio e intendiamo fare ricorso presso il Consiglio di Stato, anche ai fini dell’eventuale interessamento della Corte di Giustizia Europea. Il Tar ha inteso confermare nel merito l’orientamento già espresso in sede cautelare, non ravvisando differenze operative fra agenzie immobiliari con qualche decina di clienti e una piattaforma tecnologica con oltre 200 mila utenti, di cui solo una parte sarebbe assoggettabile alla normativa secondo criteri mai stabiliti dal legislatore.
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L’operazione è stata completata nel rispetto delle normative Antitrust e Golden Power