CGIA Mestre: “Basso tasso di occupazione, al Sud peggio che in Grecia”
ROMA (WSI) – In Italia ci sono sempre meno occupati, un triste primato che viene superato al Sud dove il tasso di occupazione è più basso che in Grecia. A renderlo noto la CGIA di Mestre che ha snocciolato un pò di numeri all’indomani del 1° maggio, la festa dei lavoratori.
Tra i 28 paesi dell’Unione europea, come afferma l’associazione degli artigiani, solo la Croazia (55,8 per cento) e la Grecia (50,8 per cento) presentano un tasso di occupazione più basso del nostro (56,3 per cento). A livello territoriale è il Mezzogiorno a presentare le maggiori difficoltà. Quasi tutte le regioni registrano un tasso di occupazione inferiore addirittura a quello greco: la Sardegna, ad esempio, presenta 0,7 punti percentuali in meno rispetto al dato medio di Atene, il Molise 1,4, la Basilicata 1,6, la Puglia 7,5, la Sicilia 10,8, la Campania 11,2 e la Calabria 11,9.Il tasso di irregolarità è molto diffuso nel Mezzogiorno: le ultime statistiche disponibili sono riferite al 2013 e sono state elaborate dall’Ufficio studi della CGIA su dati Istat. La situazione più grave si presenta in Calabria (22,9 per cento), in Campania (21,4 per cento) e in Sicilia (20 per cento), mentre la media nazionale si attesta al 12,8 per cento.
Dall’inizio della crisi (2008) al 2015 abbiamo perso 625.600 posti di lavoro, anche se tra il 2014 e il 2015 siamo riusciti a recuperarne circa 186.000. Se gli occupati sono tornati a crescere e sfiorano i 22,5 milioni di unità, in Italia i disoccupati sono circa 3 milioni, gli inattivi 14 milioni e le unità di lavoro standard in nero (ovvero i lavoratori non dichiarati) sono poco più di 3,1 milioni di unità. Ecco cosa afferma il segretario della CGIA Renato Mason:
“Per ridare slancio all’occupazione dobbiamo tornare a investire, visto che negli ultimi 8 anni questo indicatore ha subito una caduta verticale di quasi 30 punti percentuali. Altrimenti, c’è il pericolo che il nostro paese perda la sfida dell’innovazione, della ricerca, della competitività e scivoli in una stagnazione economica senza vie d’uscita”.
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