Credem: utile netto vola di oltre +90% in I semestre 2023, qualità attivo a massimi livelli di sistema
Credem ha annunciato di aver concluso il primo semestre dell’anno con un utile netto consolidato a 298,7 milioni di euro (dopo aver spesato 25 milioni di euro di contributi ai fondi per la gestione delle banche in difficoltà), riportando un balzo del 90,3% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
A sostenere la redditività della banca italiana, tra le migliori cinque banche europee per solidità secondo gli stress test condotti dalla Bce il “positivo andamento del margine finanziario, oltre che dal contenuto costo del rischio”.
La qualità dell’attivo di Credem si è mantenuta ai massimi livelli del sistema – si legge nel comunicato con cui sono stati comunicati i conti – con il rapporto tra impieghi problematici lordi ed impieghi lordi (Gross NPL Ratio) che si è ulteriormente ridotto, pur essendo già ai vertici del mercato, al 2,04%, rispetto al 2,91% della media delle banche significative italiane e al 2,24% medio delle banche europee.
I livelli di copertura si sono confermati tra i più elevati del sistema (livello di
copertura comprensivo dello shortfall(14) al 62,6% sui crediti problematici)”, con “il rapporto tra crediti deteriorati netti (NPL netti) e impieghi netti che si è attestato allo 0,94%.
Il margine di intermediazione di Credem si è attestato a 954,2 milioni di euro, in crescita del 38,6% rispetto alla fine di giugno 2022.
Gli indicatori di adeguatezza patrimoniale di Credem si sono posizionati ai vertici del sistema in Italia e in Europa a tutela di clienti e mercato, con un Common Equity Tier 1 Ratio a livello di Gruppo bancario al 15,8%, Common Equity Tier 1 Ratio di
Vigilanza al 14,4%, rispetto al 7,56% minimo assegnato dalla Bce.
Breaking news
A Wall Street si apre una settimana in ribasso dopo il rally post-elettorale. Jerome Powell, presidente della Federal Reserve, ha dichiarato che non c’è fretta di ridurre i tassi di interesse, mentre l’inflazione persiste. Con la prossima riunione della Fed in vista, le probabilità di un ulteriore taglio dei tassi sono diminuite. Gli indici Dow Jones, S&P 500 e Nasdaq aprono tutti in calo, mentre il prezzo del petrolio Wti scende.
Le vendite al dettaglio negli Stati Uniti hanno registrato un incremento dello 0,4% a ottobre, raggiungendo i 718,9 miliardi di dollari. Questo risultato ha superato le attese che erano di un +0,3%, consolidando un aumento del 2,8% rispetto allo scorso anno. Escludendo veicoli e carburanti, la crescita è stata dello 0,1%.
Le borse della Cina continentale chiudono in calo per il secondo giorno consecutivo, con investitori incerti sull’efficacia delle recenti misure di stimolo economico di Pechino. Nonostante le vendite al dettaglio siano aumentate del 4,8% a ottobre, la produzione industriale ha deluso le aspettative, crescendo solo del 5,3%.
A settembre, i prezzi all’importazione in Italia hanno registrato una diminuzione dello 0,7% su base mensile e dello 0,5% su base annua, principalmente a causa del calo dei prezzi dei prodotti energetici. L’Istat evidenzia questo nuovo trend di ribasso che si discosta dall’aumento dell’1% osservato ad agosto, rendendo evidente l’influenza dei mercati energetici sull’economia italiana.