10:11 venerdì 7 Luglio 2017

Crediti deteriorati italiani, non sono tutti in mano agli Usa

Fra gli acquirenti dei crediti deteriorati delle banche italiane non ci sono solo i grandi fondi statunitensi. Questi ne hanno in mano soltanto il 30%. Molto attivi sono stati soggetti specializzati, anche domestici. Come Banca Ifis (Istituto di Finanziamento e Sconto S.p.a), gli svedesi di Hoist Finance o la polacca Kruk. I crediti venduti sono soprattutto quelli che hanno impatti più limitati sui bilanci, come i finanziamenti al consumo e i crediti non assistiti da garanzie. Gli Npl italiani sono entrati sul mercato all’incirca dal 2015 quando una normalizzazione delle prospettive sull’Italia ha riavvicinato gli operatori.

Breaking news

17:37
Piazza Affari -0,2%, focus su dati Usa prima del Thanksgiving

Piazza Affari chiude debole con le altre borse europee. I dati Usa su inflazione core Pce e Pil rafforzano la visione cauta della Fed

16:22
Apertura stabile a Wall Street in attesa dell’indice Pce

Wall Street apre senza grandi variazioni in una giornata caratterizzata dalla pubblicazione di importanti dati macroeconomici, con particolare attenzione all’indice Pce sull’inflazione, preferito dalla Federal Reserve. In vista del Ringraziamento, i mercati saranno chiusi domani e opereranno in modalità ridotta venerdì. Dopo un inizio stabile, il Dow Jones registra un lieve incremento, mentre S&P 500 e Nasdaq mostrano leggere perdite. Il petrolio Wti segna un aumento marginale al Nymex.

14:55
USA, richieste mutui in risalita: +6,3% in una settimana

Negli Stati Uniti, le richieste di mutui sono in aumento grazie al calo dei tassi d’interesse per la prima volta in oltre due mesi. Secondo la Mortgage Bankers Association, le richieste totali sono cresciute del 6,3%. Le domande di mutuo per l’acquisto di una casa sono particolarmente in crescita, registrando un aumento del 12% rispetto alla settimana precedente.

13:35
Stellantis chiuderà la fabbrica di Luton nel 2025

Stellantis annuncia la chiusura della fabbrica di Luton, concentrando la produzione a Ellesmere Port per allinearsi alla transizione verso i veicoli elettrici nel Regno Unito. La decisione, influenzata dalle politiche del governo britannico, mette a rischio 1.100 posti di lavoro, ma promette nuove opportunità a Ellesmere Port.

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