Crollo storico per sterlina, minimi dal 1985. Occhio all’euro. Volatilità Usa +38%
Giornata storica per la sterlina, che capitola con la vittoria dello scenario Brexit nel Regno Unito. Sul mercato valutario la valuta riporta la perdita più sostenuta nei confronti del dollaro, scivolando al minimo dal 1985, sulla scia della decisione del popolo britannico di siglare il divorzio dall’Unione europea attraverso il referendum che si è svolto ieri, giovedì 23 giugno. In mattinata il premier UK David Cameron ha annunciato le sue dimissioni.
La sterlina cede anche oltre -11%, per poi ridurre il calo entro la metà del pomeriggio di Londra -8%: si tratta comunque della flessione peggiore della sua storia, superiore al -4,1% sofferto nel “Black Wednesday” del 1992, sulla scia degli attacchi speculativi del finanzierie George Soros. Alle 15.20 ora di Londra, la sterlina cedeva appunto -8% a $1,3693, dopo essere crollata fino a $1,3229, con una perdita fino a -11%, al minimo dal 1985. La sterlina è inoltre zavorrata -5,5% a GBP 80,77 nei confronti dell’euro, riportando lo scivolone più forte della storia.
Particolarmente colpiti sui mercati azionari europei sono le banche, con l’indice di riferimento dell’azionario europeo Stoxx Europe 600 Banks che scivola oltre -13%, a 130,79 punti.
Banche KO anche a Wall Street, sebbene con flessioni decisamente inferiori:
Sul mercato valutario, occhio anche al Dollar Index, sempre solido ma indietro rispetto al 96,703, valore massimo testato dallo scorso 16 marzo 2016, quando l’indice era scambiato a 97,064. Indice volatilità VIX a Wall Street balza in una sola sessione oltre +38%, a 23,82 punti.
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