Da Bond europei segnale positivo per le Borse
Un recente studio del FMI evidenzia una curiosa inversione, come osserva Didier Le Menestrel, Presidente di Financière de l’Echiquier. Grazie al test di Granger, è stato rilevato che mentre dal 2010 al 2014 il mercato obbligazionario statunitense ha influenzato il suo equivalente europeo, dal 2014 la causalità si è invertita: la dinamica del QE europeo è sufficientemente potente per trainare i tassi americani al ribasso e divenire una variabile esplicativa fondamentale di questo mercato.
Oggi gli esperti di strategia si affidano alla loro roadmap 2016. Al pari degli elefanti, non hanno necessariamente una vista acuta ma vantano una memoria eccellente: ricordano che negli ultimi 30 anni il differenziale tra i Treasury a 10 anni e i Bund non ha mai superato i 2 punti. Oggi, con il suo 1,65%, il differenziale è pressoché ai massimi storici.
La constatazione della leadership istantanea del mercato europeo nel comportamento dei mercati dei Titoli di Stato sarà pure teorica, ma sapere che i tassi europei possono (seppur parzialmente) resistere al trend rialzista dei tassi Usa costituisce un elemento molto rassicurante. In particolare per chi investe nelle Borse.
Un punto di vista incoraggiante che non sarà sufficiente per spingerci ad adottare un orientamento più positivo sulle obbligazioni: l’asset class offre ancora un rendimento troppo limitato e presenta un rischio molto asimmetrico. Tuttavia, il comportamento dei mercati obbligazionari influenza significativamente le altre asset class, in particolare le azioni. Sapere che le obbligazioni europee sono in grado di resistere decorrelandosi “saggiamente” dalle loro equivalenti americane è di buon auspicio per le Borse nell’anno 2016.
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