Da Fed impatto negativo su emergenti e settori sensibili ai tassi
I mercati sembrano aver già anticipato un aumento dei tassi e averlo prezzato nelle ultime settimane – anche nel rally di novembre in attesa di un rialzo. Secondo Luca Gianelle, Client portfolio manager del team multi-asset di Russell Investments, “tale rally era un segno che l’indecisione della Fed stesse alimentando la volatilità”. L’analista prevede che le società più sensibili ai tassi, come le utility e i veicoli di investimento immobiliare Real Estate Investment Trusts (REIT) “possano avere qualche impatto negativo”.
“Anche i mercati emergenti potranno subire qualche contraccolpo data la loro sensibilità ai tassi americani; inoltre, tassi statunitensi più alti tendono ad attrarre capitali. Tuttavia, ci sono alcuni segnali che mostrano come questi mercati abbiano già parzialmente prezzato un rialzo a lungo anticipato. Anche in ottobre, alcuni banchieri centrali dei mercati emergenti in occasione di una conferenza dell’FMI avevano sollecitato la Fed a procedere sulla strada di un rialzo”.
“Mentre ci accingiamo a entrare nel 2016, dice sempre lo strategist, la domanda principale è se la Fed metterà un freno o accelererà il rialzo. È più probabile che la Fed assuma un approccio cauto. Il Presidente della Fed Janet Yellen ha svelato chiaramente le sue intenzioni a novembre in uno scambio di lettere con il noto avvocato Ralph Nader. In esso, ha illustrato la propria opinione secondo cui rialzi dei tassi eccessivamente aggressivi possono rallentare l’attuale crescita economica, costringendo a un rapido ritorno ai tassi vicini allo zero visti negli ultimi sette anni”.
La natura pressoché debole della crescita economica – i dati sulla disoccupazione americana al 5% non prendono in considerazione i cosiddetti lavoratori scoraggiati o quelli che lavorano part-time e vorrebbero lavorare a tempo pieno – conferma la view della Yellen. Prevediamo, quindi, quattro leggeri aumenti dei tassi durante il prossimo anno, piuttosto che aumenti molto rapidi o tagli dei tassi.
Sull’azionario, vista la continua forza del dollaro gli analisti di Russel Investments restano neutrali sulla Borsa statunitense. Un dollaro forte continuerà a pesare sui profitti delle società multinazionali e manifatturiere che si basato molto sulle esportazioni. Ciò, unito a tassi di interesse più alti, ci induce ad avere maggior convinzione sui mercati azionari europei, dove la Banca Centrale Europea all’inizio del mese ha comunicato un pacchetto di politiche volte ad aiutare a migliorare la crescita.
Nel complesso, vediamo positivamente la decisione della Fed. Offre ai mercati una qualche ragionevole certezza per il futuro e, considerato l’approccio molto cauto della Fed nel periodo precedente al rialzo, rappresenta un segnale di fiducia sull’economia americana nel lungo periodo. Il test reale avverrà al momento del secondo rialzo, che offrirà agli investitori maggior chiarezza sulla velocità con la quale la Fed intende muoversi.
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Finale negativo a Piazza Affari. Acquisti su Generali e Mediobanca, arretrano Prysmian e Stmicroelectronics
A Wall Street si apre una settimana in ribasso dopo il rally post-elettorale. Jerome Powell, presidente della Federal Reserve, ha dichiarato che non c’è fretta di ridurre i tassi di interesse, mentre l’inflazione persiste. Con la prossima riunione della Fed in vista, le probabilità di un ulteriore taglio dei tassi sono diminuite. Gli indici Dow Jones, S&P 500 e Nasdaq aprono tutti in calo, mentre il prezzo del petrolio Wti scende.
Le vendite al dettaglio negli Stati Uniti hanno registrato un incremento dello 0,4% a ottobre, raggiungendo i 718,9 miliardi di dollari. Questo risultato ha superato le attese che erano di un +0,3%, consolidando un aumento del 2,8% rispetto allo scorso anno. Escludendo veicoli e carburanti, la crescita è stata dello 0,1%.
Le borse della Cina continentale chiudono in calo per il secondo giorno consecutivo, con investitori incerti sull’efficacia delle recenti misure di stimolo economico di Pechino. Nonostante le vendite al dettaglio siano aumentate del 4,8% a ottobre, la produzione industriale ha deluso le aspettative, crescendo solo del 5,3%.