Fmi: da Brexit rischi consistenti per economia del Regno Unito
Al coro delle voci scettiche sull’opportunità della Brexit si è unita quella del Fondo monetario internazionale, per il quale l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea potrebbe avere “effetti negativi e consistenti” sulla crescita economica. Il Fmi si è espresso in occasione del consueto “colpo d’occhio” sull’economia britannica, precisando che la Brexit provocherebbe un prolungato periodo d’incertezza in grado di detronizzare Londra dal centro della finanza globale.
Secondo il Fmi il Pil britannico crescerà nel 2016 meno del 2%, mentre nel medio periodo il ritmo dovrebbe assestarsi al 2,25%.
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La banca centrale russa ha deciso di mantenere il tasso di riferimento al 21%, contrariamente alle aspettative di un aumento. L’inflazione elevata ha portato l’indice dei prezzi al consumo all’8,9% a novembre. Altre banche centrali, come la BCE e la Federal Reserve, hanno invece effettuato modifiche ai tassi.
A ottobre, l’industria italiana ha visto un aumento del fatturato dello 0,5% in valore e dello 0,8% in volume, trainato dal mercato interno, mentre il mercato estero ha registrato una flessione. Su base annua, si osserva un calo generale del fatturato, nonostante un giorno lavorativo in più rispetto all’anno precedente.
La Borsa di Tokyo conclude la sessione in ribasso a causa delle preoccupazioni legate alle relazioni commerciali tra Stati Uniti e Cina e ai conflitti in Medio Oriente. Anche i dati sull’inflazione superiore alle attese hanno influenzato negativamente il mercato, impattando sui titoli bancari. L’indice Nikkei e il Topix registrano flessioni.
Avvio debole a Piazza Affari, nell’ultima seduta di una settimana volatile per l’azionario. Quasi tutti i titoli del Ftse Mib in rosso.