Fmi: in calo la porzione di Pil che va ai salari
La quota di reddito nazionale destinata ai salari è inferiore del 4% rispetto al 1970. Lo scrive il Fmi in un capitolo del World Economic Outlook nel quale si invitano i policy maker a prendere opportune contromisure per affrontare i pericoli per la diseguaglianza. I principali responsabili di questo fenomeno sono tecnologia e integrazione globale: secondo il Fmi queste due cause spiegano il 75% del fenomeno in Italia e Germania, il 50% negli Stati Uniti. A soffrire in modo particolare sono i lavori esposti alla routinizzazione come il manifatturiero in Italia, scrive il Fondo, inoltre “i ribassi nel prezzo relativo degli investimenti sono stati associati con il calo della porzione del reddito nazionale che arriva ai lavoratori”.
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Finale negativo a Piazza Affari. Acquisti su Generali e Mediobanca, arretrano Prysmian e Stmicroelectronics
A Wall Street si apre una settimana in ribasso dopo il rally post-elettorale. Jerome Powell, presidente della Federal Reserve, ha dichiarato che non c’è fretta di ridurre i tassi di interesse, mentre l’inflazione persiste. Con la prossima riunione della Fed in vista, le probabilità di un ulteriore taglio dei tassi sono diminuite. Gli indici Dow Jones, S&P 500 e Nasdaq aprono tutti in calo, mentre il prezzo del petrolio Wti scende.
Le vendite al dettaglio negli Stati Uniti hanno registrato un incremento dello 0,4% a ottobre, raggiungendo i 718,9 miliardi di dollari. Questo risultato ha superato le attese che erano di un +0,3%, consolidando un aumento del 2,8% rispetto allo scorso anno. Escludendo veicoli e carburanti, la crescita è stata dello 0,1%.
Le borse della Cina continentale chiudono in calo per il secondo giorno consecutivo, con investitori incerti sull’efficacia delle recenti misure di stimolo economico di Pechino. Nonostante le vendite al dettaglio siano aumentate del 4,8% a ottobre, la produzione industriale ha deluso le aspettative, crescendo solo del 5,3%.