Fuga di capitali record dalla Cina in gennaio
Per un sistema di capitali chiuso come quello della Cina, la vendita di riserve valutarie è una conseguenza (e funzione) diretta dei flussi di capitale in uscita. Secondo Goldman Sachs, gennaio è ben impostato per diventare il secondo mese di sempre con più interventi sullo yuan da parte di banca centrale e banche (e quindi capitali in fuga dalla Cina) dopo agosto dell’anno scorso, un mese che ha conosciuto il suo Black Monday.
Significa che anche che la fuga di capitali è la seconda maggiore dopo agosto dell’anno scorso. Finora si registrano 185 miliardi di dollari di interventi per regolare le transazioni nel valutario, che hanno riguardato in maniera predominante il mercato onshore dello yuan. Di questi $143 miliardi sono infatti da attestare al fronte nazionale e $42 miliardi invece al mercato offshore. A dicembre 97 miliardi di dollari di capitali in uscita avevano coinciso con un calo della stessa portata delle riserve valutarie ufficiali.
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A Wall Street si apre una settimana in ribasso dopo il rally post-elettorale. Jerome Powell, presidente della Federal Reserve, ha dichiarato che non c’è fretta di ridurre i tassi di interesse, mentre l’inflazione persiste. Con la prossima riunione della Fed in vista, le probabilità di un ulteriore taglio dei tassi sono diminuite. Gli indici Dow Jones, S&P 500 e Nasdaq aprono tutti in calo, mentre il prezzo del petrolio Wti scende.
Le vendite al dettaglio negli Stati Uniti hanno registrato un incremento dello 0,4% a ottobre, raggiungendo i 718,9 miliardi di dollari. Questo risultato ha superato le attese che erano di un +0,3%, consolidando un aumento del 2,8% rispetto allo scorso anno. Escludendo veicoli e carburanti, la crescita è stata dello 0,1%.
Le borse della Cina continentale chiudono in calo per il secondo giorno consecutivo, con investitori incerti sull’efficacia delle recenti misure di stimolo economico di Pechino. Nonostante le vendite al dettaglio siano aumentate del 4,8% a ottobre, la produzione industriale ha deluso le aspettative, crescendo solo del 5,3%.