12:13 lunedì 24 Ottobre 2022

Governo Meloni alle prese con mix tossico inflazione-recessione. Il consiglio dell’Fmi

Un “mix tossico di inflazione alta e di crescita fiacca”, destinato a far scivolare diverse economie dell’area euro in una condizione di recessione conclamata: è l’alert lanciato da Alfred Kammer, direttore dello European Department al Fondo Monetario Internazionale, nella riflessione: “Europe Must Address a Toxic Mix of High Inflation and Flagging Growth”.

In un’intervista rilasciata al quotidiano “La Repubblica”, Kammer si è poi rivolto anche alla nuova Italia del governo Meloni, snocciolando consigli: in primis, cercare di evitare il clamoroso errore che è costato la poltrona a Liz Truss, ormai ex premier britannica del governo più breve di tutta la storia del Regno Unito.

L’inflazione galoppante in Italia e in altri paesi dell’Eurozona non consente sbandate fiscali. Anzi, il diktat secondo il funzionario del Fondo Monetario Internazionale, dovrebbe essere il seguente: “Politiche fiscali responsabili per far fronte alla crisi energetica”.

Nella sua analisi rivolta al blocco intero dell’area euro, Kammer scrive: “Stando alle proiezioni del nostro ultimo outlook sull’economia mondiale (aggiornamento outlook WEO dell’Fmi), l’anno prossimo le economie avanzate dell’Europa cresceranno di appena lo 0,6%, mentre le economie emergenti (escluse la Turchia e i paesi coinvolti nella guerra Bielorussia, Russia e Ucraina) riporteranno una espansione dell’1,7%”.

Si tratta di “tassi di crescita più bassi rispettivamente di 0,7 punti percentuali e 1,1 punti percentuali, rispetto alle proiezioni di luglio”.

Quest’inverno – continua il funzionario dell’Fmi – più della metà dei paesi dell’area euro farà fronte a una recessione tecnica, caratterizzata da almeno due trimestri consecutivi di contrazione del Pil: tra questi paesi, la produzione scenderà, in media, dell’1,5% rispetto al picco. Anche la Croazia, la Polonia e la Romania sperimenteranno la recessione, con una flessione media della produzione dal picco al fondo superiore al 3%”.

L’Italia, per la cui economia l’Fmi stima una contrazione dello 0,2% per il 2023, è tra i paesi che entreranno a far parte del club di quelli in recessione.

Di conseguenza, “il prossimo anno, la produzione e i redditi saranno inferiori di quasi mezzo trilione di dollari rispetto a quanto il Fondo Monetario aveva previsto prima dell’esplosione della guerra. Una immagine desolante delle gravi perdite econonomiche sofferte dal continente dall’inizio del conflitto. E, se è vero che si prevede un rallentamento, nel corso del 2023, l’inflazione rimarrà a livelli significativamente superiori rispetto agli obiettivi delle banche centrali, pari al 6% e al 12%, rispettivamente, nelle economie avanzate ed emergenti”.

E’ questo il contesto in cui Giorgia Meloni si appresta a governare. Priorità: traghettare l’Italia al di fuori della crisi, tra le peggiori degli ultimi decenni.

L’Europa e il mondo guardano con attenzione al governo della leader di Fratelli d’Italia, per capire fino a che punto Meloni & Co. rimarranno fedeli al loro seguito di elettori populisti e sovranisti.

Alcuni analisti intervistati dal Financial Times sottolineano che la premier starebbe già cercando di smorzare i timori di Bruxelles sul rischio che l’Italia abbandoni la retta via segnata dal suo predecessore, l’ex presidente della Bce Mario Draghi.

Il pericolo risiede puttosto nelle pressioni a cui Giorgia Meloni dovrà far fronte. In particolare, quelle “tendenze populiste e nazionaliste in arrivo dal suo stesso partito e dai suoi…alleati” verso cui, secondo Nicoletta Pirozzi, direttrice del programma UE presso l’International Affairs Institute di Roma, Meloni potrebbe tornare a essere atratta.

Tuttavia, dice Pirozzi all’Ft, “è più probabile che (Meloni) eviti di entrare in rotta di collisione con l’Unione europea, come ha fatto invece il primo ministro ungherese Viktor Orban“.

Già durante la campagna elettorale, la premier ha sottolineato l’intenzione di rendere stabili i conti pubblici.

La prova del nove arriverà con la legge di bilancio che il suo governo presenterà a Bruxelles, e che verrà stilato dal neo ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti che, esponente della Lega, è favorevole alla flat tax tanto sbandierata dal leader del Carroccio, Matteo Salvini.

Alvise Lennkh-Yunus, Executive Director Sovereign team di Scope Ratings, evidenzia la rapidità con cui è nato il nuovo governo Meloni, le fragilità che sono emerse ancor prima della sua costituzione e le sfide che è chiamato ad affrontare, ovvero trovare un equilibrio tra la necessità di fornire un ulteriore sostegno fiscale per affrontare la crisi energetica e l’incremento del costo della vita e la necessità di consolidare gradualmente le finanze pubbliche italiane.

Il governo italiano ha preso rapidamente forma dopo le elezioni del 25 settembre, grazie alla forte maggioranza della coalizione di centro-destra e all’urgenza, enfatizzata dal presidente Mattarella, di affrontare l’attuale crisi energetica e le tensioni geopolitiche – ha ricordato Lennkh-Yunus – Tuttavia, nonostante la maggioranza al Parlamento, la coalizione ha fatto fronte a tensioni riguardo alla nomina di ministri chiave, e alla decisione del partner di coalizione Forza Italia di non partecipare all’elezione del Presidente del Senato, fattori che hanno messo in evidenza la fragilità di questo governo”.

Ciò significa che “è probabile che la stabilità della coalizione verrà testata spesso nei prossimi anni, in quanto, in modo particolare, la premier Meloni conta sul sopporto di entrambi i due alleati (Forza Italia e Lega) per continuare ad assicurarsi la maggioranza parlamentare”.

Certo, “il completamento della legge di bilancio per il 2023 sarà tra le prime decisioni del suo governo attentamente osservate, in quanto volto ad affrontare il problema dell’energia e del costo della vita e, allo stesso tempo, la necessità di consolidare le finanze pubbliche, nonostante il deterioramento dell’outlook economico e dell’aumento dei tassi di interesse sul debito elevato, che è pari al 150% del Pil. La credibilità del governo, e in particolare la comunicazione che avrà con le istituzioni europee e con i mercati, saranno fattori critici per mantenere la fiducia degli investitori”.

Non per niente Alfred Kammer dell’Fmi, nella sua intervista a La Repubblica, dà qualche consiglio al governo Meloni, riconoscendo in primis che il nuovo esecutivo dovrà “affrontare scelte politiche molto complesse”.

Di una cosa Kammer è convinto:

È di fondamentale importanza formulare la giusta politica fiscale, su questo non ci sono dubbi. A nostro avviso, ciò inizia con le politiche per affrontare i bisogni della popolazione in termini di costo della vita. In tutta Europa, e anche per quanto riguarda l’Italia, ciò significa che queste politiche dovrebbero essere temporanee e continuare ad essere mirate. Ciò è importante per generare spazio di manovra per il bilancio e consentire un ulteriore consolidamento, ed è anche importante per rispondere ai bisogni diretti delle famiglie vulnerabili. Per quanto riguarda il pacchetto complessivo di politica fiscale in Italia, bisogna attendere gli annunci del nuovo governo”.

Detto questo, che l’Italia non prenda l’esempio da quanto accaduto nelle ultime settimane nel Regno Unito: un caos storico, culminato nello sfaldamento del governo di Liz Truss.

Questo caso mostra la difficoltà nella definizione delle politiche e nel garantire che siano chiaramente allineate agli obiettivi che stiamo cercando di raggiungere. Ciò vale in tutta Europa e, come abbiamo discusso, serve una politica monetaria incentrata sulla riduzione dell’inflazione. Ciò significa inasprire la politica monetaria, e avere una politica fiscale allineata a tale obiettivo”, ha avvertito ancora il funzionario del Fondo Monetario Internazionale.

Dunque, niente colpi di testa e annunci di misure fiscali che non stiano né in cielo né in terra, se non altro perché non sono sostenibili, richiedendo la creazione di ulteriore deficit e di ulteriore debito. Giorgia Meloni è stata avvisata. Ora spetta a lei per che cosa verrà ricordata di aver fatto (o non fatto) per l’Italia.

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