15:09 venerdì 30 Ottobre 2015

Il miracolo spagnolo: Pil 2015 a +3%

Christophe Bernard, Chief Strategist di VontobelDopo aver ingoiato il boccone amaro dell’austerità e dellriforme, la Spagna ha compiuto un giro di boa. Seppure rimanga ancora molto da fare, la ripresa del paese funge da esempio per altri casi problematici all’interno dell’eurozona. Come in altre economie fragili della “periferia” europea, ogni ulteriore miglioramento dipenderà dalla volontà degli elettori di appoggiare il cammino delle riforme. Le stime di consenso sulla crescita economica mondiale seguono uno schema ricorrente: durante l’anno le previsioni vengono corrette al ribasso indipendentemente da chi le pubblica – che siano economisti del settore privato o prestigiose istituzioni come il Fondo monetario internazionale (FMI) o l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE). Ciò vale soprattutto dallo scoppio della crisi finanziaria nel 2008. Fedeli a questa regola, le stime sulla crescita economica del 2015 e del 2016 sono state rivedute alla luce della persistente debolezza dei mercati emergenti.

La mano ferma di Madrid: una manna per l’economia

C’è tuttavia un paese che è riuscito a sottrarsi a questa tendenza e ha corretto al rialzo le sue stime sul prodotto interno lordo (PIL) per il 2015 e il 2016: la Spagna. È vero che la crisi ha colpito duramente il paese con un tasso di disoccupazione alle stelle, il collasso del mercato dell’edilizia residenziale e le banche spagnole gravate da numerosi crediti in sofferenza. Dopo dolorose riforme sul mercato del lavoro e dei prodotti e il salvataggio del sistema bancario, le imprese e i consumatori hanno ritrovato ora la fiducia. Il PIL della Spagna dovrebbe crescere del 3 percento nel 2015 e sono stati creati nuovi posti di lavoro. Gli investimenti diretti esteri – testimonianza di una migliore competitività – sono in aumento, superando addirittura le corrispondenti cifre della Germania negli ultimi 12 mesi. I tassi di interesse ai minimi storici (merito del programma di liquidità della Banca centrale europea), il calo dei prezzi dell’energia e la debolezza dell’euro forniscono altri importanti impulsi alla crescita.

Certamente rimane molto da fare, soprattutto sul fronte del deficit di bilancio, che nel 2016 non scenderà probabilmente al livello del 3 percento del PIL (il parametro ufficiale dell’eurozona sancito dal Trattato di Maastricht), e del rapporto debito-PIL, che sta per superare la soglia del 100 percento (nettamente al di sopra del limite del 60 percento di “Maastricht”). Il maggiore rischio è la situazione politica: il 27 settembre sono in programma le elezioni regionali in Catalogna e in dicembre le elezioni generali. Per quanto riguarda la questione catalana, il governo centrale ha dichiarato che non è disposto ad accettare una secessione della provincia dalla Spagna. Quanto alle elezioni parlamentari di dicembre, il partito conservatore guidato dal primo ministro Mariano Rajoy sembra perdere la sua attuale maggioranza.

La banca centrale USA guadagna tempo

Altrove le incertezze sulle prospettive economiche mondiali hanno spinto la U.S. Federal Reserve (Fed) a rinviare l’inizio del ciclo restrittivo. La presidente Janet Yellen è di fronte al dilemma della piena occupazione, da un lato, e del moderato tasso di inflazione, dall’altro, nonché del netto divario tra una produzione debole e un settore terziario fiorente. Di conseguenza, la gestione del rischio è diventata una dimensione importante nel processo decisionale della Fed; non a caso, la banca centrale sta guadagnando tempo per valutare meglio l’impatto della debolezza economica della Cina e delle principali economie emergenti sugli Stati Uniti. Noi riteniamo che la banca centrale attuerà il suo primo giro di vite indicembre, seguito da un rialzo dei tassi di 25 punti base ogni trimestre. Questo cambiamento di politica dovrebbe sostenere il dollaro USA e porre fine alla fase di consolidamento del greenback contro l’euro iniziata in marzo.

Mettere a frutto la liquidità

In generale riteniamo che l’attuale ambiente continui a favorire le attività rischiose, purché gli investitori rimangano selettivi. La Banca centrale europea e la Bank of Japan proseguono a ritmi sostenuti la loro politica di espansione del bilancio, mentre la People’s Bank of China (PBoC) dovrebbe allentare ulteriormente le sue redini monetarie. Tuttavia, le revisioni degli utili societari sono generalmente al ribasso (con la considerevole eccezione del Giappone), a conferma della debole domanda dei mercati emergenti e del deterioramento delle prospettive per i produttori di materie prime e i loro fornitori. Ciò nonostante, gli operatori di mercato hanno iniziato a scontare uno scenario che dovrebbe rivelarsi troppo pessimista, dischiudendo così interessanti opportunità agli investitori. Non abbiamo ancora reinvestito la liquidità accumulata all’inizio dell’estate, ma siamo sempre più pronti a farlo, seppure in modo moltoselettivo.

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