Incubo guerra: UniCredit e SocGen tra le più esposte verso la Russia. Ma la numero uno è austriaca
Guerra Russia-UniCredit, qual è lo scotto che le banche italiane esposte all’economia russa dovranno pagare? Da UniCredit di Andrea Orcel fino a Bper e Banco BPM sono arrivate nelle ultime ore diverse rassicurazioni. In particolare la banca guidata dal ceo Andrea Orcel ha ha precisato in merito all’esposizione verso la Russia che la controllata russa rappresenta meno del 4% del patrimonio complessivo del patrimonio complessivo del gruppo e una percentuale ancora inferiore se si guarda a impieghi e asset totali.
“La nostra banca in Russia rappresenta circa il 3% dei ricavi e del capitale allocato del Gruppo. Tutte le esposizioni presentano un elevato grado di copertura. La nostra controllata è molto liquida e autofinanziata”, rimarca una nota inviata da Unicredit. “Stiamo seguendo da vicino gli sviluppi in Russia. Il paese è stato soggetto a una serie di sanzioni e ci siamo sempre adeguati al contesto in maniera pienamente conforme alle regole”. La rassicurazione di Piazza Gae Aulenti è arrivata ieri, mentre il titolo scambiato sul Ftse Mib di Piazza Affari affondava di oltre il 13%.
Precisazioni sull’esposizione verso la Russia sono arrivate, stando a quanto ha riportato l’agenzia Ansa, anche da Banco BPM, banca guidata dall’AD di Giuseppe Castagna, con il portavoce che ha parlato di una “esposizione” dal “peso irrilevante, complessivamente pari a circa lo 0,06% degli asset del gruppo, includendo le garanzie commerciali”. E fonti vicine a Bper hanno fatto riferimento a una esposizione “trascurabile”. Occhio anche all’esposizione di Intesa SanPaolo.
Nella sessione di ieri, giovedì 24 febbraio, giorno dell’annuncio dell’attacco all’Ucraina dal presidente russo Vladimir Putin, a fronte di prove che fin dall’inizio hanno confermato il timore di un’invasione su larga scala, le borse di tutto il mondo sono crollate.
La borsa di Milano ha perso il 4,1%, contando tra le sue vittime soprattutto UniCredit, ma anche le altre banche italiane Intesa Sanpaolo (-8%), Banco Bpm (-8,2%) e Bper (-7,6%). Gli smobilizzi non hanno risparmiato né le borse europee né tanto meno i titoli delle relative banche: a Parigi Société Générale è crollata di oltre il 12%, in Germania alla borsa di Francoforte Deutsche Bank è capitolata del 12,5%, alla borsa di Vienna Reiffeisen ha sofferto un tonfo di oltre -23%.
Un bollettino, è il caso di dirlo, di guerra.D’altronde l’esposizione delle banche europee verso la Russia le pone a rischio di dover fare i conti con un eventuale aumento dei crediti deteriorati-NPL, nel caso in cui i clienti russi non fossero capaci di rimborsare i prestiti ricevuti, a causa di una crisi economica che potrebbe esplodere con l’isolamento dal paese dall’economia globale.
Ma quali sono le banche europee più esposte verso la Russia? Intanto, c’è da dire che l’annessione della Crimea da parte della Russia, avvenuta nel 2014, ha portato diverse banche di tutto il mondo a tagliare la loro esposizione verso il regime di Vladimir Putin, come si legge in un articolo di Bloomberg. Non le banche italiane e austriache tuttavia che dal 2015, stando ai dati della BRI compilati da Bloomberg Intelligence, hanno incrementato gli affari nel paese. Le banche francesi sono state invece più caute, sebbene, pur riducendo l’erogazione dei prestiti, il colosso francese Societe Generale continua ad avere una presenza significativa in Russia. In ogni caso, sono l’italiana UniCredit e l’austriaca Raiffeisen Bank le anche europee che hanno la principale esposizione verso la Russia, anche se ci sono differenze da fare in relazione ai mercati in cui operano.
Bloomberg ricorda per esempio che tra il 2017 e la prima metà del 2021, Raiffeisen e SocGen hanno aumentato l’erogazione dei prestiti ai clienti retail e corporate, mentre UniCredit li ha lievemente ridotti. Tuttavia, in generale SocGen, UniCredit e Raiffeisen rischiano di scontare la minaccia di ritorsioni finanziarie da Mosca, vista la guerra in corso, entrata nel suo secondo giorno, e considerate le sanzioni che l’Unione europea e gli Stati Uniti hanno lanciato contro la Russia: sanzioni che hanno preso di mira anche alcune banche russe.
L’agenzia di stampa AGI ha presentato in modo puntuale l’esposizione, in numeri, delle banche europee esposte verso la Russia, riprendendo una ricerca di Credit Suisse che, così come Bloomberg Intelligence, ha elaborato dati della Banca dei Regolamenti Internazionali, che risalgono al giugno del 2021. “Sono proprio le banche italiane, insieme a quelle francesi, e poi le austriache, a essere tra le più esposte verso la Russia tra gli istituti finanziari d’Europa. Per gli istituti italiani e francesi l’esposizione ammonta a oltre 30 miliardi di dollari, circa 26,5 miliardi di euro, per quelli austriaci si aggira sui 22-23 miliardi di dollari. Riguardo ai singoli istituti l’analisi evidenzia come l’esposizione più elevata sia quella dell’austriaca Raiffeisen Bank International con una quota di ricavi del 20% realizzata in Russia e con un ammontare di prestiti di 10,5 miliardi, considerando anche l’Ucraina. La banca austriaca precede Societè Generale, che ha una quota di ricavi in Russia del 4% con 8,7 miliardi di prestiti. La terza banca per esposizione è Unicredit, presente in Russia dal 2005 dopo la fusione con Hvb che aveva nel paese una propria controllata. La banca ha attualmente circa 2 milioni clienti retail e circa 30.000 corporate, con una rete di 72 sportelli che erogano circa 8 miliardi di euro di prestiti. Nel 2021 la controllata russa ha fruttato al gruppo Unicredit circa 180 milioni di utile, una piccola parte rispetto ai 3,9 miliardi totali; pesa per circa il 3% del margine di interesse e per il 3% del capitale allocato”.
Più prudenti Deutsche Bank, ma anche la finlandese Nordea Bank che si sono ritirate dal mercato russo. Entro la fine del 2016 la tedesca Deutsche Bank, scrive Bloomberg, ha ridotto la propria esposizione verso la Russia di quasi il 70% dai 7,9 miliardi di euro del 2012, dopo aver chiuso una sua divisione sulla scia di uno scandalo legato ad attività di riciclaggio di denaro sporco; l’americana Morgan Stanley ha detto addio nel 2019 alla licenza bancaria russa. In generale, la maggior parte delle banche americane detiene un’esposizione limitata verso la Russia, fattore che le proteggerà da eventuali effetti diretti delle sanzioni. Desta una preoccupazione decisamente più alta l’impatto che la guerra potrebbe avere sui mercati finanziari e anche sulle divisioni di trading delle banche. Danforth Newcomb, consulente della società legale Shearman & Sterling, ha riferito a Bloomberg che le banche di investimenti sono preoccupate per le conseguenze che le sanzioni dispiegheranno sui futures legati al gas e al petrolio russo, o sui contratti cds – credit-default swap – sul debito russo. Diversi banchieri hanno ammesso di temere ritorsioni sotto forma di attacchi cibernetici contro le istituzioni finanziarie russe da parte degli hacker legati al Cremlino. Certo, alcuni colossi bancari sono esposti verso la Russia anche con le loro attività di wealth management, favore delle elite russe e delle loro famiglie. A tal proposito il numero uno di Barclays C.S. Venkatakrishnan ha detto mercoledì scorso che “abbiamo prestato molta attenzione e diligenza nella scelta dei clienti ed entità russe”. C’è poi Citigroup, il colosso newyorchese che ha la maggiore presenza diretta in Russia. Tuttavia, l’esposizione di 5,5 miliardi di dollari tra prestiti, investimenti in strumenti finanzari e altri asset legati alla Russia, Citigroup ha un’esposizione pari ad appena lo 0,3% del totale del gruppo alla fine del terzo trimestre del 2021. La banca americna ha inoltre intenzione di uscire dal ramo del retail banking. Anche Bloomberg parla dell’esposizione di UniCredit, presente in Russia con uno staff di 4.000 dipendenti: Piazza Gae Aulenti tra l’altro, aveva manifestato all’inizio del 2022 un interesse per la banca russa Otkritie, poi rientrato. Se c’è una banca fortemente esposta aalla Russia è comunque l’austriaca Raiffeisen, che ha un’esposizione in prestiti erogati di 11,6 miliardi di euro circa (l’11% del totale) e che incassa più del 30% dei suoi utili lordi nel paese, stando ai calcoli di Bloomberg Intelligence. Non per niente il titolo Raiffeisen ieri ha sofferto la perdita peggiore tra le banche europee, capitolando del 23%, con il bilancio da inizio settimana in rosso di oltre il 13%. Il gruppo ha ovviamente accantonato riserve per far fronte eventuali perdite sui prestiti erogati, dunque per proteggersi contro il rischio dei crediti deteriorati.
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