16:36 lunedì 16 Maggio 2022

Investimenti: Millennials interessati alla consulenza finanziaria, meglio se di persona

Risparmiatori attenti che si avvalgono dell’aiuto dei consulenti finanziari specie per raggiungere l’obiettivo di andare in pensione a 60 anni. Questo il ritratto dei millennials nell’ultima survey di Natixis Investment Managers condotta su quasi 2.500 investitori individuali tra i 25 e i 40 anni, con un patrimonio minimo investibile di 100 mila dollari.

 

Millennials: i falsi miti in finanza
Lo studio ha evidenziato cinque verità “finanziarie” sui Millenial che sono false. In primo luogo che gli algoritmi non possono rispondere a tutte le domande finanziarie. È facile supporre che i millennial gestiscano tutte le proprie finanze dai loro smartphone, soprattutto perché molti di loro si affidano alle app di mobile banking. Ma, dice la survey, i millennial sono più propensi a riporre la propria fiducia nelle persone che nelle soluzioni digitali. L’88% degli intervistati con un consulente professionale si fida del suo consiglio, mentre meno della metà (48%) dei millennial ripone la propria fiducia negli algoritmi (intesi come consulenza automatizzata) e solo circa un quarto (24%) si fida dei social media. Sei millennial su dieci (59%) ricevono consigli da un consulente finanziario, esclusivamente (40%) o in combinazione con la consulenza automatica, come quella fornita da un robo-advisor (19%). Solo il 7% si affida esclusivamente alla consulenza automatizzata.

L’alto numero di millennial che si affida un consulente professionale potrebbe essere il risultato di finanze più complicate che necessitano di consigli personalizzati. I millennial “più anziani” si sposano, comprano case e mettono su famiglia, la loro ricchezza deriva da fonti diverse. La metà degli intervistati afferma di avere più fonti di reddito che spaziano tra l’occupazione (78%), la proprietà di un’azienda/lavoro autonomo (31%), gli investimenti (37%) e le rendite/eredità (17%). I millennial vogliono un aiuto diretto nella gestione del proprio patrimonio, piuttosto che affidarsi a un algoritmo.

Quattro su dieci dichiarano che l’aiuto nella gestione della volatilità (40%) è una parte importante della propria relazione di consulenza. Lo stesso numero afferma anche che è importante che gli investimenti corrispondano ai propri valori personali, mentre il 37% richiede il sostegno del consulente per questioni fiscali.

Due terzi degli intervistati (66%) inoltre si trovano a proprio agio nell’assumersi rischi per ottenere risultati, ma sono più avversi al rischio di quanto lascino intendere, come dimostra il fatto che il 72% afferma di preferire la sicurezza degli investimenti alla performance. La volatilità provocata dalla pandemia e dalle crescenti tensioni geopolitiche, che causano inflazione e rialzi dei tassi di interesse, e nella selezione degli investimenti i millennial si concentrano più sulla gestione del rischio (48%) che sulla capacità di un fondo di battere i benchmark (26%).

Il 60% dei millennial ritiene che la volatilità del mercato metta a rischio la possibilità di raggiungere gli obiettivi di risparmio e pensionamento, e quattro su dieci affermano che l’aspetto più importante della relazione con il proprio consulente finanziario è l’aiuto nella gestione della volatilità.

I millennial vedono la ricchezza come un’estensione dei propri valori. Il 78% considera l’investimento come un modo per avere un impatto positivo nel mondo e il 63% sente la responsabilità di aiutare a risolvere i problemi sociali attraverso i propri investimenti. Pertanto, dopo il rischio, la seconda considerazione più importante che i millennial fanno quando selezionano gli investimenti è se questi corrispondano ai propri valori, pur cercando comunque di ottenere rendimenti mentre perseguono il cambiamento sociale.

In tutto il mondo, in media i millennial si aspettano di andare in pensione a 60 anni. Sebbene il 70% dei millennial sia fiducioso di poter andare in pensione con una certa sicurezza finanziaria, considerando che l’obiettivo si sta avvicinando velocemente, il 66% accetta il fatto che potrebbe essere necessario lavorare più a lungo del previsto.

Infine, il Covid-19 ha fatto sì che il 58% dei millennial si sentisse stressato riguardo alla propria sicurezza finanziaria. Il 28% degli intervistati ha dichiarato che loro stessi o la propria famiglia hanno perso reddito durante la pandemia e più di un quinto (22%) ha subito una significativa riduzione della propria sicurezza finanziaria. Durante la pandemia, d’altra parte, quasi un quarto dei millennial (24%) ha aumentato l’attività di trading attraverso il proprio consulente finanziario, elemento che ha probabilmente rafforzato il valore della consulenza professionale in un contesto di mercati volatili. Il 68% ha detto di sentirsi finanziariamente resistente, il che potrebbe essere il risultato di una pianificazione finanziaria.

Le tre principali paure finanziarie dei millennial oggi sono: un’ingente spesa inaspettata, la sicurezza del lavoro e le tasse. A posteriori, i millennial affermano però che la pandemia è servita a ricordare le nozioni finanziarie di base, compresa l’importanza di tenere sotto controllo le spese (46%), disporre di una somma per le emergenze (38%) ed evitare le emozioni nelle decisioni di investimento (32%).

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