Italicum bocciato ma non in toto: la sentenza della Consulta
Con un ritardo di quattro ore la Corte Costituzionale si è espressa, bocciando in parte l’Italicum, la legge elettorale introdotta dal governo Renzi nel 2015. No al ballottaggio, si al premio di maggioranza, riscritte le pluricandidature. Si torna al proporzionale con le diverse soglie di sbarramento previste a Camera e Senato. In teoria la legge è applicabile anche da oggi, ma difficilmente sarà così viste le differenze esistenti tra le due camere.
Gli aspetti che sono stati giudicati inammissibili e quindi illegittimi dai giudici della Consulta sono il doppio turno con ballottaggio tra i partiti (e non i candidati), i capilista bloccati e solo in parte le candidature multiple in più collegi (fino a 10), che saranno ammissibili solo affidando la scelta finale a un sorteggio. In concreto l’eletto non potrà scegliere il collegio per il quale optare.
Della legge 6 maggio 2015 è stato invece approvato così com’è solo il premio di maggioranza, fissato al 55% dei seggi, in dote a chi si aggiudica il secondo turno o a chi ottiene più del 40% dei consensi (tra i votanti e non tra chi ha diritto al voto) al primo round. Le motivazioni ufficiali della sentenza, molto importanti per le valutazioni e prossime mosse politiche, saranno rese note non prima del 14 febbraio. La nuova legge elettorale che esce dalla sentenza “è suscettibile di immediata applicazione“, fa sapere la Consulta.
Tuttavia è più probabile che i politici cercheranno di trovare una soluzione armonizzata a Camera e Senato, dove attualmente è in vigore il cosiddetto “Consultellum“, ossia un sistema proporzionale puro con le coalizioni e soglie di sbarramento quindi diverse dalla Camera. Sui mercati i prezzi dei Btp italiani decennali di riferimento perdono quota dopo la pubblicazione della sentenza che crea qualche incertezza politica e che non sbarra la porta al voto anticipato.
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