Lavoro Usa, produttività in contrazione per tre trimestri di fila
La produttività negli Stati Uniti si è contratta nel secondo trimestre dell’anno, si tratta del terzo trimestre di fila in ribasso, segno che i salari dei lavoratori americani e l’economia in generale soffrono. Stando al dato preliminare diffuso dal dipartimento al Lavoro, l’indice ottenuto dividendo la produzione di beni e servizi per il numero di ore lavorate è calato dello 0,5%, mentre gli analisti attendevano un rialzo dello 0,4%. Le ore lavorate sono cresciute più rapidamente di quanto prodotto.
Nel primo trimestre c’era stato un calo dello 0,6% (dato invariato) e nel quarto trimestre del 2015 era stato registrato una flessione annuale del 2,4%. Rispetto al secondo trimestre 2015 il dato diffuso oggi è sceso dello 0,4%, primo calo annuale in tre anni. Il costo unitario del lavoro, un importante termometro delle pressioni inflazionistiche, è salito del 2% contro stime che erano per un +1,8% e dopo il -0,2% del primo trimestre (rivisto al ribasso dalla precedente stima di crescita annuale del 4,5%). Rispetto allo stesso periodo del 2015 il costo unitario del lavoro è salito del 2,1%.
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A settembre, il surplus della bilancia commerciale dell’Eurozona ha raggiunto 12,5 miliardi di euro, superando le aspettative degli analisti. Le esportazioni hanno visto un leggero aumento, mentre le importazioni sono diminuite. L’interscambio commerciale all’interno dell’area euro è calato, mentre l’intera Unione Europea ha registrato un surplus di 9,6 miliardi di euro.
La Borsa di Tokyo ha terminato la giornata in calo, influenzata dalle politiche restrittive della Fed e dal crollo dei titoli tecnologici in Asia, seguendo Wall Street. Mentre le banche hanno limitato le perdite, l’indice Nikkei ha perso l’1,09% e il Topix lo 0,73%. La BoJ si prepara a un aumento dei tassi a dicembre. Hong Kong in ripresa, Shenzhen e Shanghai mostrano andamenti contrastanti.
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