Lira turca prova a rialzare la testa dopo settimane di fuoco
La lira turca prova ad alzare la testa questa mattina dopo giornate di fuoco, in cui la valuta ha perso circa il 17% nei confronti del dollaro in sole due settimane. Se calcolata da inizio anno la perdita di valore rispetto al biglietto verde è del 25%.
Questa mattina, la moneta turca, che guadagna il 2% con il cambio dollaro/Lira che si attesta a 4,63, si conferma come la migliore tra le valute emergenti.
Il rialzo va inquadrato nella decisione della Banca Centrale della Turchia di completare il processo di semplificazione dei tassi di interesse. L’Istituto Centrale ha stabilito che il tasso repo ad una settimana – finora all’8% – sarà il tasso ufficiale e sarà uguale all’attuale tasso di rifinanziamento, pari al 16,5%. Inoltre i tassi overnight di finanziamento e prestito potranno essere di 1,5 punti percentuali più alti o più bassi del tasso ufficiale.
Le nuove disposizioni saranno effettive a partire dal primo giugno.
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Piazza Affari chiude debole con le altre borse europee. I dati Usa su inflazione core Pce e Pil rafforzano la visione cauta della Fed
Wall Street apre senza grandi variazioni in una giornata caratterizzata dalla pubblicazione di importanti dati macroeconomici, con particolare attenzione all’indice Pce sull’inflazione, preferito dalla Federal Reserve. In vista del Ringraziamento, i mercati saranno chiusi domani e opereranno in modalità ridotta venerdì. Dopo un inizio stabile, il Dow Jones registra un lieve incremento, mentre S&P 500 e Nasdaq mostrano leggere perdite. Il petrolio Wti segna un aumento marginale al Nymex.
Negli Stati Uniti, le richieste di mutui sono in aumento grazie al calo dei tassi d’interesse per la prima volta in oltre due mesi. Secondo la Mortgage Bankers Association, le richieste totali sono cresciute del 6,3%. Le domande di mutuo per l’acquisto di una casa sono particolarmente in crescita, registrando un aumento del 12% rispetto alla settimana precedente.
Stellantis annuncia la chiusura della fabbrica di Luton, concentrando la produzione a Ellesmere Port per allinearsi alla transizione verso i veicoli elettrici nel Regno Unito. La decisione, influenzata dalle politiche del governo britannico, mette a rischio 1.100 posti di lavoro, ma promette nuove opportunità a Ellesmere Port.