L’Italia sarà il terzo paese più vecchio al mondo nel 2100, silver economy come business dall’enorme opportunità
L’aumento dell’aspettativa di vita e il calo dei tassi di fertilità, combinati con il miglioramento degli standard di vita e dell’assistenza sanitaria, hanno attivato un processo senza ritorno: l’invecchiamento progressivo della popolazione a livello globale. Una tendenza che riguarderà da vicino soprattutto l’Italia, candidata a diventare il terzo paese più vecchio al mondo nel 2100. Non lo dicono i dati Istat, che già più volte da qualche anno a questa parte hanno fotografato questo fenomeno, ma la ricerca sulla Silver Economy condotta da Rome Business School.
Il punto di non ritorno nel 2075
Secondo le Nazioni Unite, nel 2020 è stata raggiunta la soglia di 727 milioni di persone con più di 65 anni a livello globale e si prevede che questa cifra raddoppierà, raggiungendo 1,5 miliardi di abitanti over 65 già nel 2050. Tutte le regioni del mondo sperimenteranno un’inversione storica: gli over 65 supereranno i bambini sotto i 15 anni entro il 2075. Nel 1995 l’Italia è stata la prima nazione a sperimentarla, ora sono 34 i paesi sviluppati a presentare questo trend, che continuerà ad aumentare e coprirà 90 paesi entro la metà del secolo.
In particolare, nella zona geografica Asia-Pacifico i cittadini con oltre 50 anni costituiranno il 32% dell’intera popolazione entro il 2030. Più forte le tendenza nel Vecchio continente (appunto). Nell’Unione europea le persone di 65 anni o più rappresenteranno il 31,3% della popolazione entro il 2100 rispetto all’attuale 20,6% e la quota di coloro con 80 anni o più aumenterà dal 5,9% al 14,6% nel 2100. L’età mediana dovrebbe aumentare di 4,9 anni, passando dai 43,9 anni registrati nel 2020 ai 48,8 anni previsti per il 2100. La più alta età mediana nell’Ue è prevista proprio per l’Italia, con un picco di 53,6 anni, che la classificherà come il terzo paese più vecchio al mondo dopo la Corea del Sud (56,5 anni) e il Giappone (54,7).
Focus Italia
I silver, ovvero gli over 65, rappresentano il 23% della popolazione italiana, pari a circa 14 milioni di persone, di cui oltre la metà donne, e diventeranno oltre 16 milioni nel 2030 e potrebbero rappresentare il 35% del totale entro il 2050. Già oggi esiste una cosiddetta “silver society”, in quanto attualmente non ci sono fattori che possano suggerire un’inversione dell’invecchiamento della popolazione.
Rispetto al passato, però, secondo l’Osservatorio Senior di Poste Italiane, i nuovi silver hanno modificato stile di vita e abitudini. Solo il 13-14% degli intervistati afferma che a 65 anni si sente anziano. Anzi, molti di loro non sentono il bisogno di essere aiutati e continuano a svolgere le loro attività quotidiane in maniera indipendente. Inoltre, è da considerare che sono una generazione più benestante delle generazioni precedenti e successive: con oltre 20,3 mila euro il reddito reale equivalente delle famiglie con a capo un over 65 è superiore dell’11% rispetto al totale e del 25% rispetto alle famiglie con a capo un under 34.
La silver economy, un business dalle dimensioni enormi
Per silver economy si intende il complesso di attività economiche rivolte specificamente alla popolazione con 65 anni o più che cessano, parzialmente o totalmente, l’attività lavorativa, passando da uno stile di vita attivo a uno stile di vita “differentemente attivo”. In Italia, il valore aggiunto riconducibile ai settori economici in cui la silver economy ha un impatto diretto è di almeno 43,4 miliardi di euro. Il settore che beneficia di più della spesa dei silver è l’abitazione, seguita dalla spesa alimentare: il consumo per prodotti alimentari e bevande analcoliche delle coppie over 65 è più alto di circa il 12% di quello delle corrispondenti tipologie familiari più giovani. Il terzo settore per importanza è quello dei trasporti e, naturalmente, anche la spesa per i servizi sanitari e per la salute dei silver è rilevante: 167 miliardi di euro in Europa, circa il 53% di tutta la spesa per la salute che in Italia rappresenta il 6-7% della spesa mensile degli over 65.
L’importanza dell’innovazione tecnologica
Continua a crescere quindi anche la domanda per i prodotti destinati ai consumatori silver. Questo avrà un impatto significativo sullo sviluppo dei prodotti e porterà alla convergenza dei mezzi e delle tecnologie di assistenza e di tutte quelle soluzioni innovative che contribuiscono all’autosufficienza, come robot, IoT, AI, sensori avanzati, sistemi di interfaccia vocale e così via. Si tratta pertanto di un business di enormi dimensioni: più di 1 miliardo di utenti hanno attualmente bisogno di tecnologia assistiva, una cifra che dovrebbe raggiungere i 2 miliardi entro il 2050.
L’invecchiamento demografico nei piani di governo
Di fronte a questi dati, dobbiamo quindi adattarci alla nuova realtà demografica, sociale ed economica e sviluppare nuovi modelli di contratti sociali e di welfare che siano in grado di poter gestire i costi e le sfide dell’invecchiamento. Tuttavia, ad oggi, siamo poco preparati ad affrontare l’invecchiamento persistente della popolazione. In Italia attualmente nessuno dei principali programmi politici contiene misure o risorse finanziarie adeguate per far fronte a questo tipo di cambiamento demografico. “Il PNRR ha affrontato l’invecchiamento come una sfida e non come un’opportunità, non ha visto nella Silver Economy una delle vie per il rilancio economico del sistema Paese, non si concentra sulle opportunità di avere una leadership digitale e tecnologica nello sviluppo di soluzioni a supporto dell’active aging e della long and healthy life, o in prevenzione e monitoraggio effettivo (smart nursing, smart cities, smart homes, etc)”, sottolinea la ricerca.
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