Mps-UniCredit, verso proroga trattative. Grieco rasssicura dipendenti Monte, ma Orcel valuta 4000 esuberi in più rispetto a piano Siena
Mentre UniCredit continua a cambiare faccia, diventando con l’ultima mossa dell’AD Andrea Orcel più digital, il cda di Mps si impegna a preservare “il patrimonio di competenze” della banca. E’ quanto ha detto la stessa presidente Patrizia Grieco in una lettera ai dipendenti, che è stata inviata ieri. Con la missiva, Grieco ha precisato anche che il cda del 1° settembre scorso ha esaminato il percorso della data room che è al vaglio di UniCredit, garantendo che il cda “monitorerà e supervisionerà il cammino della soluzione strutturale avviata”.
Il consiglio di amministrazione, ha aggiunto Grieco, ribadisce anche “nei confronti di voi tutti il massimo impegno affinché siano preservati i valori e il patrimonio di competenze della Banca”.
Intanto, la nota odierna di Equita SIM riporta che le trattative tra Piazza Gae Aulenti e il Mef, maggiore azionista del Montepaschi con una quota del 64%, dovrebbero continuare con la proroga della scadenza del periodo di esclusiva, fissato in precedenza per la giornata di domani, mercoledì 8 settembre. Così la SIM milanese riassume le ultime voci di mercato: ” Secondo quanto riportato dalla stampa, UniCredit dovrebbe richiedere una proroga alla trattativa con il Mef su Monte dei Paschi, data la prossimità della scadenza del periodo di esclusiva (domani) e dato l’ingresso recente di MedioCredito Centrale nella data room. Secondo le indiscrezioni, UniCredit avrebbe sostanzialmente definito il perimetro di interesse, da cui sarebbero escluse circa 150 filiali, posizionate nelle regioni del Sud (e che dovrebbero essere acquisite da Mediocredito centrale), oltre a MPS Capital Service e la service company MPS Consorzio Operativo”. Equita SIM conclude la nota sottolineando che “la possibile proroga conferma la selettività dell’approccio di UniCredit nella negoziazione con il Mef su Mps, in modo da garantire la neutralità sul capitale del deal, ma anche una rapida integrazione e l’eps accreation dall’operazione”.
Il Sole 24 Ore, nel riportare i rumor sulla proroga delle trattative, fa notare che “i nodi da sciogliere hanno anzitutto risvolti sociali”, visto che “nel corso dell’esame del dossier da parte di UniCredit, sarebbe stato individuato in circa 6/7mila il numero degli esuberi della sola Mps, un taglio certo doloroso (e da realizzare prima della fusione) ma ritenuto necessario per far sì che l’operazione possa essere finanziariamente sostenibile e possa decollare”. Il quotidiano di Confindustria prosegue ricordando che i tagli rappresenterebbero una “sforbiciata secca di un terzo dell’organico attuale di Siena, che a fine 2020 era composto da circa 21.500 dipendenti. Di fatto, ai circa 2.669 tagli già previsti dal piano industriale al 2025 approvato da Mps, se ne andrebbero a sommare altri 4mila circa nelle richieste di UniCredit”.
Per non parlare poi del fatto che ulteriori esuberi non possono essere scartati a priori, visto che a novembre Andrea Orcel dovrebbe presentare il nuovo piano industriale di UniCredit. Il Giorno segnala come le trattative tra le due banche siano in salita sottolineando che “più si rovista tra i conti di Rocca Salimbeni, più crescono le difficoltà”.
Il motivo? Semplice: “Orcel deve rispondere ai suoi azionisti, da BlackRock a Del Vecchio, da Caltagirone a Fondazione CariVerona, e convincerli che acquisire oltre 1000 sportelli del Monte nelle regioni del Centro Nord, più il marchio e Widiba, la banca online, è un’operazione conveniente. Permette di avere 3 milioni di clienti in più e una bella fetta di quegli 87 miliardi di depositi custoditi nelle casse di Mps”.
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Dall’altro lato, anche il governo Draghi deve convincere i partiti in merito alla bontà dell’operazione: e il conto rischia di salire ancora, se si considera, come ripetuto anche nei giorni scorsi, che Andrea Orcel non vorrebbe avere nulla a che vedere né con i 4,2 miliardi di crediti deteriorati che pesano sul bilancio del Monte, né una decina circa di crediti Stage 2, ovvero crediti in bonis e a rischio deterioramento”. Intanto UniCredit ha raggiunto un’altra pietra miliare, con la presentazione della nuova divisione digital, per la precisione del nuovo organigramma della funzione group Digital & Information office, guidata da Jingle Pang. nella quale riferisce che il cda dello scorso primo settembre ha esaminato il percorso fatto finora nella data room dedicata a UniCredit.
In una mail interna Andrea Orcel Jingle Pang hanno commentato la nascita della divisione, affermando che si tratta di “un ulteriore passo in avanti verso il nostro prossimo capitolo come banca”, che “garantisce una maggiore semplificazione delle nostre attività digitali e di innovazione”. “Siamo in una fase cruciale di questa trasformazione e ci stiamo impegnando a creare una nuova UniCredit con tutte le carte in regola per affrontare al meglio il 21esimo secolo – si legge nella lettera -. Una realtà in cui il digitale e i dati giocano un ruolo fondamentale, e dove il modo migliore per soddisfare i bisogni dei nostri clienti consiste nel rafforzare senza soluzione di continuità il nostro setup digitale”. Il team sarà “fortemente impegnato a migliorare la nostra banca attraverso lo sviluppo e l’impiego delle tecnologie più avanzate e rivoluzionarie, con l’obiettivo di costruire un’istituzione finanziaria digitale pionieristica negli anni a venire”. La digitalizzazione di UniCredit, hanno spiegato Pang e Orcel, “è pensata per le piccole imprese che cercano di costruirsi un futuro dopo il Covid, per le famiglie che sperano di riprendere la vita di prima o ricominciarne una migliore. Per gli studenti che non vedono l’ora di frequentare l’università. Per gli imprenditori desiderosi di ricostruire le proprie aziende. Per gli anziani che cercano soluzioni più semplici e accessibili. Per i direttori di filiali stanchi di compilare documenti inutili. Per i cittadini, per i dipendenti, per le aziende, per le comunità. Per tutti”.
In tutto questo, il leader della Lega Matteo Salvini continua a mettere i bastoni tra le ruote del governo: qualche giorno fa l’ex viceministro ha detto di essere favorevole alle fusioni, ma non alle svendite:
“Quella con Unicredit non sarebbe una fusione, ma la cancellazione di un marchio storico”, ha detto il numero uno del Carroccio, proponendo piuttosto la via di un terzo polo bancario “Insieme a Intesa e Unicredit potrebbe esserci un terzo polo che si riferisca sostanzialmente alle piccole e medie imprese. Intesa e Unicredit hanno altri target, altri obiettivi e altri potenziali di crescita, io penso che Mps e altre banche del territorio possa dare vita al terzo polo. Intervenire a gamba tesa in un momento in cui torna faticosamente a crescere questo storico istituto non ha un senso”.
Salvini ha parlato a Siena con i giornalisti a margine di un comizio elettorale di fronte a Rocca Salimbeni, a sostegno del candidato di centrodestra Tommaso Marrocchesi Marzi in vista delle elezioni suppletive nel collegio Toscana 12, per cui corre anche il segretario del Pd Enrico Letta. “Sono qui in difesa di ogni singolo posto di lavoro legato a Mps, raccoglieremo le firme che porterò personalmente al presidente Draghi perché Mps diventi insieme ad altre banche il terzo polo bancario di questo paese; non accettiamo svendite”, ha detto Salvini, stando a quanto riportato da La Nazione nella giornata di ieri. “La banca più antica del mondo non merita questa fine” e “se Letta si candida qua inventandosi un simbolo senza il Pd e pensando di aver già vinto secondo me sbaglia, anche gli inglesi pensavano di aver già vinto la finale degli Europei”, ha detto ancora il leader della Lega.
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Finale negativo a Piazza Affari. Acquisti su Generali e Mediobanca, arretrano Prysmian e Stmicroelectronics
A Wall Street si apre una settimana in ribasso dopo il rally post-elettorale. Jerome Powell, presidente della Federal Reserve, ha dichiarato che non c’è fretta di ridurre i tassi di interesse, mentre l’inflazione persiste. Con la prossima riunione della Fed in vista, le probabilità di un ulteriore taglio dei tassi sono diminuite. Gli indici Dow Jones, S&P 500 e Nasdaq aprono tutti in calo, mentre il prezzo del petrolio Wti scende.
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Le borse della Cina continentale chiudono in calo per il secondo giorno consecutivo, con investitori incerti sull’efficacia delle recenti misure di stimolo economico di Pechino. Nonostante le vendite al dettaglio siano aumentate del 4,8% a ottobre, la produzione industriale ha deluso le aspettative, crescendo solo del 5,3%.