Non solo Fed, analisti: ‘entro fine anno anche Bce annuncerà tapering PEPP’. Occhio ai debiti sovrani
Annuncio tapering PEPP da parte della Bce di Christine Lagarde entro la fine del 2021. E’ quanto hanno detto di prevedere alcuni economisti intervistati dalla CNBC, a seguito del dato shock, relativo all’inflazione dell’area euro, che ha rinfocolato sui timori di una riduzione del cosiddetto QE pandemico. Quel dato, diramato appena pochi giorni fa, ha confermato che l’inflazione dell’Eurozona è schizzata ai massimi in dieci anni: per la precisione, i prezzi al consumo sono aumentati del 3% annuo ad agosto, superando le previsioni di consensus Bloomberg e attestandosi ai top ultradecennali. L’inflazione core, che elimina elementi volatili come energia e cibo, ha raggiunto l’1,6%, il livello più alto dal 2012. Inevitabile l’interrogativo: E ora? E’ tempo di tapering anche in Europa? La risposta, secondo alcuni, è si.
Entro fine anno non sarà soltanto la Fed di Jerome Powell ad annunciare il tapering dei suoi acquisti di asset in tempi di pandemia Covid-19: anche Lagarde sarà in qualche modo costretta a fare l’annuncio.
Il prossimo meeting del Consiglio direttivo della Bce è imminente, in calendario il prossimo giovedì, 9 settembre. Gli esperti ritengono che l’annuncio sarà spostato però ancora di qualche mese, e individuano in dicembre il timing più o meno perfetto. “Credo che sia probabile un annuncio a dicembre”, ha pronosticato Gilles Moëc, responsabile economista presso AXA Investment Managers, in un colloquio con la Cnbc. “Credo che vogliano darsi un po’ di tempo e avere a disposizione le nuove stime”, ha continuato Moëc, prima di prendere una decisione.
Secondo Chiara Zangarelli, economista per l’Europa presso Nomura, oltre a studiare le prossime proiezioni su inflazione, disoccupazione, Pil, la Bce vorrà anche capire l’evoluzione della pandemia nei prossimi mesi. Detto questo, anche se la variante Delta preoccupa, suo avviso sarà difficile anche per gli esponenti più dovish della banca centrale europea posticipare l’annuncio del tapering al di là di dicembre. Il programma PEPP Pandemic Emergency Purchase Program) è stato sviluppato e lanciato dalla Bce di Christine Lagarde nel marzo del 2020, per far fronte alle conseguenze economiche e finanziarie disastrose della pandemia Covid. La sua dotazione è pari a 1,85 trilioni di euro, e la scadenza è stata indicata dalla stessa Lagarde nel marzo del 2022, ferma restando la possibilità di prorogarla. Ma l’inflazione dell’area euro è arrivata a galoppare nel mese di agosto al tasso del 3%, a fronte di un target della Bce che è pari al 2%. Il programma è flessibile, ha ripetuto più volte Francoforte: così flessibile che prevede anche l’acquisto dei titoli di stato che vengono emessi dalla Grecia che non godono di un rating sufficiente per essere acquistati in base ad altri programmi (come l’APP, Asset purchase programmes, attivo dall’ottobre del 2014 fino a dicembre del 2018, poi rilanciato a fine 2019, con acquisti di asset per 20 miliardi di euro al mese”.
Dopo il grande annuncio di Lagarde dello scorso 8 luglio 2021, quando il target di inflazione della Bce è stato ufficialmente cambiato, il Consiglio direttivo della Bce si è riunito il 22 luglio scorso, modificando la forward guidance in linea con la nuova strategia. In quell’occasione, la numero uno dell’istituzione ha preso tempo sul PEPP. “Non abbiamo discusso di Pepp”, ha tagliato corto Lagarde, rassicurando tuttavia sul fatto che gli acquisti andranno avanti almeno fino al marzo del 2022 e comunque fino a quando la Bce non avrà reputato conclusa la pandemia Covid-19.
Nessun accenno, di conseguenza, neanche a quanto anticipato da alcuni analisti, che nei mesi precedenti avevano previsto, tra le altre cose, anche una metamorfosi del PEPP. L’impostazione che la Bce ha dato nel suo ultimo meeting di luglio, di fatto, ha confermato l’intenzione di preservare una politica monetaria accomodante persistente, anche se qualche falco si era già fatto sentire, chiedendo un PEPP più soft subito.
Vista l’incertezza rappresentata dall’evoluzione della pandemia Covid, per gli stessi analisti è difficile snocciolare outlook vari su quello che la Bce potrà fare: “Credo che sia piuttosto prematuro prevedere se gli acquisti condotti con il PEPP possano scendere in modo significativo – ha fatto notare Guillaume Menuet, economista per l’Europa di Citi, in un intervento alla trasmissione della Cnbc “Street Signs Europe’ – Credo che l’indicazione sarà che gli acquisti del PEPP continueranno a essere molto alti per tutto il quarto trimestre, prima che il tapering avvenga nel primo trimestre” del prossimo anno. Moec di Axa Investment Managers ha aggiunto che, a suo avviso, il PEPP avrà fine nel mese di marzo 2022, come da programma dunque, sottolineando che “il grande dibattito sarà poi su cosa fare con l’APP”, che al momento viene utilizzato in combinazione con il QE pandemico. Secondo Salomon Fiedler, economista di Berenberg, l’APP durerà probabilmente fino al 2023, precedendo quello che sarà il primo potenziale rialzo dei tassi che, a suo avviso, potrebbe avvenire nel quarto trimestre del 2023. Zangarelli, di Nomura, crede che l’APP verrà inoltre ampliato una volta che il PEPP sarà giunto a scadenza: maggiori informazioni, ha affermato alla Cnbc, dovrebbero arrivare in occasione del meeting della Bce di dicembre. Tra l’altro è stato lo stesso Lane a dire la scorsa settimana che “non ci sono le condizioni per terminare l’APP”: “A prescindere da quando il PEPP potrebbe finire, il QE non finirà. Ed è per questo che non abbiamo bisogno di una enorme quantità di tempo per pensarci. Ovviamente, non possiamo neanche prorogarlo per troppo tempo. Ma sei mesi sono un bel po’ di tempo (per il PEPP). E in autunno, dovremo considerare diverse questioni relative al 2022”.
Sicuramente, la fine del PEPP decreterà la fine di un aiuto considerevole per i bond greci: ieri emessi titoli di stato con scadenza a 5 e 30 anni, nel corso di un’asta che è stata definita un “successo” dal ministro delle Finanze Christos Staikouras, e che ha permesso alle casse della Grecia di raccogliere 2,5 miliardi di euro.
Il riscatto dei bond ellenici è sotto gli occhi di tutti: negli ultimi cinque anni i bond emessi da Atene hanno garantito un un ritorno del 120%, ritorno pari a +120%, Ma la pacchia potrebbe essere vicina alla fine, soprattutto se ci sarà la fine del PEPP.
Non tutti ritengono tra l’altro che l’asta di ieri sia stata davvero un successo. La domanda degli investitori è stata infatti pari a 18,9 miliardi di euro, in calo rispetto ai 29 miliardi di euro di domanda dei bond a 10 anni che Atene aveva emesso a giugno, e con cui aveva raccolto sempre 2,5 miliardi di euro. “La Grecia sta emettendo bond in un momento difficile, in cui ci si preoccupa della fine del PEPP, fattore che andrà sicuramente a detrimento della domanda”.
Paura anche per gli altri paesi dell’area euro che, con il tapering della Bce, vedrebbero inevitabilmente ridurre gli acquisti dei loro debiti sovrani. Nella giornata di ieri, per esempio, i tassi dei BTP decennali sono saliti allo 0,72%, testando il record delle ultime sei settimane, e scontando proprio la paura che la Bce reagisca all’inflazione iniziando a staccare la spina del PEPP.
Cosa potrà far saltare i piani eventuali della Bce di annunciare il tapering a dicembre, stando almeno a quanto paventato dagli economisti? Risponde Moëc di AXA Investment Managers:”Covid, Covid, Covid”. Moëc ha affermato che la situazione economica dell’area euro sta beneficiando dagli elevati tassi di vaccinazione e dalla prudenza generale, che sta impedendo agli stati di togliere le varie restrizioni imposte per arginare i contagi Covid”. Detto questo, anche se la pandemia dovesse peggiorare nei prossimi mese, “il livello a cui si sta mantenendo oggi il PEPP è molto alto”. Insomma, troppi aiuti per un’economia che si è chiaramente risollevata dal peggio. Anche se non si sa se la ripresa sia sostenibile o meno.
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