Pensioni, da Quota 41 alle uscite flessibili. Le proposte dei vari partiti a confronto
I partiti stanno presentando i loro programmi in vista delle elezioni politiche del 25 settembre e tra i temi caldi c’è sicuramente quello delle pensioni. Prima di entrare nei dettagli vedendo quali sono a grandi linee le proposte dei partiti in tema previdenziale, occorre partire da un dato di fatto, ossia che il prossimo anno, la legge Fornero sarà ancora in vigore e ciò significa che per andare in pensione di vecchiaia dal 1° gennaio 2023 occorreranno 67 anni. Se poi Quota 102 terminerà la sua corsa a fine anno, i partiti preparano le loro proposte. Vediamo quali sono.
La Lega propone Quota 41
Partendo dalla Lega, il partito guidato da Salvini mette sul tavolo Quota 41, ossia l’anticipo di pensione a chi ha 41 anni di contributi, anziché 42 anni e 10 mesi per gli uomini o 41 anni e 10 mesi per le donne. Inoltre Salvini propone anche la pensione di vecchiaia alle donne a 63 anni anziché 67 anni con almeno 20 di contributi, nonché la pensione di garanzia giovani (con carriere discontinue e regime contributivo) da mille euro e infine Opzione Donna strutturale e proroga APE Sociale.
Le altre proposte del centro-destra, da Forza Italia e Fratelli d’Italia
E’ stato Silvio Berlusconi a rilanciare l’aumento di tutte le pensioni minime a 1.000 euro al mese per 13 mensilità ma senza poi andare nel dettaglio di una qualsivoglia proposta di riforma del sistema previdenziale italiano.
M5S per le uscite flessibili
Le idee del M5S Il Movimento fondato da Beppe Grillo ha fatto propria la proposta del presidente dell’Inps Pasquale Tridico per uscite flessibili a 63 o 64 anni con penalità o ricalcoli contributivi dell’assegno.
La riforma pensioni secondo il Pd
Il Partito Democratico infine propone di rinnovare sia Opzione Donna che l’Ape sociale, aggiungendo anche una pensione di garanzia per i giovani e maggiore flessibilità per l’uscita dal mondo del lavoro con pensione a 63 anni.
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