Per salvare Grecia, Fmi ricorre a procedura mai usata per paese industrializzato
A luglio la Grecia finisce i soldi e per impedire un crac finanziario e l’uscita del paese indebitato dall’area euro uno dei creditori della troika sta valutando il ricorso a una misura che non veniva utilizzata dagli Anni 80. Siccome un accordo sulla ristrutturazione del debito della Grecia non è stato ancora trovato, l’FMI è rimasto per ora ancora fuori dal terzo programma di aiuto lanciato nell’estate 2015 e in scadenza nell’agosto 2018. Una delle soluzioni prese in considerazione dal Fondo per salvare la Grecia ed “evitare una situazione destabilizzante” sarebbe il via libera a un programma di aiuto “di principio” per la Grecia.
Lo ha detto Gary Rice, direttore comunicazione dell’FMI, durante la conferenza bisettimanale con la stampa, precisando che in questo caso qualsiasi finanziamento da parte dell’istituto di Washington sarebbe “strettamente legato” all’implementazione futura da parte dei creditori di Atene di una ristrutturazione dell’enorme debito pubblico. Su questo il Fondo ha chiarito da tempo che non è pronto a fare concessioni: il debito così com’è viene giudicato insostenibile e vanno come minimo riviste le scadenze.
La procedura è raramente usata, se si pensa che vi si è fatto ricorso solo in 19 occasioni e mai per un’economia industrializzata. In passato è stata usata per i casi critici di Brasile, Argentina, Sudan e Messico. L’Fmi si rifiuta di concedere alla Grecia un “trattamento speciale”, ma chiede più tempo per poter discutere seriamente di una ristrutturazione che l’Fmi ritiene imprescindibile. Anche perché è “meglio essere coinvolti con un’approvazione di principio che non esserlo perchè altrimenti la prospettiva di una ristrutturazione del debito scomparirebbe dal programma” di aiuti. Per gli analisti, scrive Askanews, “una tale mossa darebbe tempo specialmente alla Germania – restia a concessioni sul debito ma desiderosa di avere a bordo l’Fmi – in vista delle elezioni di settembre”.
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