Petrolio in leggera risalita, cede ancora oltre il 20% dopo l’accordo mancato in sede Opec
Il barile di petrolio Wti sta cedendo il 21% dopo essere arrivato a perdere il 25% nella giornata di lunedì 9 marzo. Il Brent, nel frattempo, sta cedendo il 20% circa. A giustificare la massiccia ondata di vendite è stato il mancato accordo del cartello Opec e dei Paesi alleati guidati dalla Russia, che avrebbero dovuto concordare un nuovo taglio alla produzione per sostenere i prezzi del greggio. La Russia ha dichiarato come sostenibili i prezzi del petrolio attuali, innescando quella che è già stata battezzata come una guerra dei prezzi. Un forte calo dei prezzi del greggio colpirebbe i produttori di shale oil negli Stati Uniti, una mossa che la Russia potrebbe aver messo in campo per rispondere alle ostilità americane al gasdotto Nord Stream 2, che collega il Paese alla Germania.
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Stellantis annuncia la chiusura della fabbrica di Luton, concentrando la produzione a Ellesmere Port per allinearsi alla transizione verso i veicoli elettrici nel Regno Unito. La decisione, influenzata dalle politiche del governo britannico, mette a rischio 1.100 posti di lavoro, ma promette nuove opportunità a Ellesmere Port.
Le borse asiatiche mostrano segnali di crescita con Hong Kong in testa, grazie ai titoli tecnologici. Gli investitori analizzano positivamente i dati sugli utili industriali cinesi, mentre si attendono i risultati PMI. Tra i titoli, Alibaba, JD e Meituan registrano forti guadagni, mentre Nio ed Easou Technology calano.
Volkswagen ha annunciato la vendita delle sue operazioni nella regione cinese dello Xinjiang, luogo di accuse di violazioni dei diritti umani, citando motivi economici e di riallineamento strategico. La decisione coinvolge uno stabilimento a Urumqi e una pista di prova a Turpan, ceduti a un’azienda cinese.
Avvio sottotono per le borse europee e per Piazza Affari, con il Ftse Mib in calo dello 0,5% Focus sul core Pce dopo i verbali della Fed