Petrolio in saliscendi: dubbi su accordo Opec. Prezzi rischiano di bucare $40
I crescenti dubbi sul raggiungimento di un accordo di ultima spiaggia per tagliare la produzione nell’imminente meeting dell’Opec hanno messo sotto pressione i titoli del settore petrolifero in Borsa stamattina. I prezzi dei contratti Wti e Brent alternano momenti di rialzi a cali pesanti. L’Arabia Saudita dovrebbe finire per firmare l’intesa a Vienna, dal momento che un rialzo delle quotazioni non solo migliorerebbe il suo bilancio, bensì alimenterebbe anche la domanda per l’Ipo di Saudi Aramco.
La posta in palio è grande: al vertice austriaco di questa settimana è in gioco anche la reputazione dell’Opec. Il cartello dei massimi produttori di petrolio è chiamato a un’impresa difficile, quella di concinvere il maggior numero di paesi a ridurre i livelli di produzione. È l’ultimo tentativo per poter scongiurare un collasso delle quotazioni, la cui fase ribassista è iniziata due anni e mezzo fa. Se l’Opec non dovesse farcela, i prezzi potrebbero scendere nuovamente sotto i 40 dollari al barile, dicono gli strategist di RBC Capital Markets.
L’obiettivo dei sauditi potrebbe credibilmente essere quello di un petrolio a 50 dollari, secondo Helima Croft, Managing Director & Global Head of Commodity Strategy del gruppo: “I sauditi non vogliono un prezzo di $70 o $80. Sono pragmatici. Non hanno alcuna intenzione di far risorgere il settore del gas di scisto americano”.
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Le vendite al dettaglio negli Stati Uniti hanno registrato un incremento dello 0,4% a ottobre, raggiungendo i 718,9 miliardi di dollari. Questo risultato ha superato le attese che erano di un +0,3%, consolidando un aumento del 2,8% rispetto allo scorso anno. Escludendo veicoli e carburanti, la crescita è stata dello 0,1%.
Le borse della Cina continentale chiudono in calo per il secondo giorno consecutivo, con investitori incerti sull’efficacia delle recenti misure di stimolo economico di Pechino. Nonostante le vendite al dettaglio siano aumentate del 4,8% a ottobre, la produzione industriale ha deluso le aspettative, crescendo solo del 5,3%.
A settembre, i prezzi all’importazione in Italia hanno registrato una diminuzione dello 0,7% su base mensile e dello 0,5% su base annua, principalmente a causa del calo dei prezzi dei prodotti energetici. L’Istat evidenzia questo nuovo trend di ribasso che si discosta dall’aumento dell’1% osservato ad agosto, rendendo evidente l’influenza dei mercati energetici sull’economia italiana.
Samsung Electronics ha svelato un piano di riacquisto di azioni pari a 10.000 miliardi di won, con l’obiettivo di incrementare il valore per gli azionisti, da completare entro il 2025.