Piazza Affari in luce nel 2021 tra le big europee. UniCredit, Cnh e Interpump: le best performer del Ftse Mib
“L’Europa sta entrando nel 2022 con un forte livello della domanda. I profitti delle aziende sono aumentati e c’è un’ondata di investimenti in arrivo, mentre le aziende riconfigurano le loro catene di approvvigionamento e passano a tecnologie sostenibili. Tuttavia, ci sono nuvole all’orizzonte, con la prospettiva di un’inflazione più alta, di tassi d’interesse più elevati e potenzialmente di un panorama d’investimento molto diverso, in particolare verso la fine dell’anno”. Lo scrive Martin Skanberg, Fund Manager, European Equities, di Schroders, secondo il quale per l’azionario europeo la ripresa continuerà anche nel 2022 grazie ai settori ‘green’.
Ma se le prospettive per il mondo equity sono ancora improntate all’ottimismo, nonostante alcune luci e ombre legate soprattutto all’evoluzione della pandemia, cosa è accaduto nell’anno che sta volgendo al termine? Nel suo market outlook del primo trimestre 2022, Kairos sottolinea come si stia “chiudendo un 2021 da record sia per quanto concerne la liquidità immessa nel sistema, sia per i flussi in acquisto sull’azionario. La stabile performance degli indici non ha tuttavia mostrato le complesse dinamiche settoriali sottostanti, in un anno dove vi è stata una dispersione importante e dove la volatilità continua a salire”. In un contesto in cui le azioni (o comunque gli asset più rischiosi) si sono imposte con performance ancora rialzista, anche Piazza Affari si è messa in luce in Europa. L’indice Ftse Mib ha registrato un guadagno per il 2021 di circa il 22% (dati al 30 dicembre, scaricati prima delle 10), facendo meglio del Dax di Francoforte e dell’indice inglese Ftse 100 che sono saliti di circa il 15%. Performance migliori per il Cac40 di Parigi che è aumentato di circa il 29 per cento.
Guardando ai singoli titoli, i tre migliori performer del Ftse Mib del 2021 sono UniCredit (77,3%), Cnh (65,8%) e Interpump (+59,3%).
Il punto tecnico sulle tre regine del Ftse Mib del 2021
(analisi tecnica a cura dell’ufficio studi di Fol)
UniCredit
Dopo il trend ribassista che ha caratterizzato il titolo negli ultimi anni e che ha condotto i prezzi fino a 6 euro, da marzo 2020 Unicredit è tornata nel mirino degli investitori istituzionali e con un rialzo del 117% sovraperforma il comparto non solo nell’indice italiano ma anche in quello europeo. Ad Unicredit va la medaglia d’oro su Piazza Affari per performance quest’anno, si appresta infatti a chiudere l’anno con un rialzo del 77,46%. Il titolo permane al di sopra di un’importante trendline che si sviluppa da fine ottobre e poi confermata anche ad inizio dicembre di quest’anno. In particolate proprio dopo il test di questa trendline, che si trova in prossimità della media a 200, Unicredit ha trovato nuova forza e ha tagliato al rialzo la media mobile a 50 periodi, ritornando così ai livelli di prezzo pre-covid del febbraio del 2020. Nelle ultime sedute l’istituto bancario sta consolidando 13,50 euro, area molto sentita dal titolo nel passato. Al rialzo, un breakout di 13,60 euro potrà garantire nuova spinta rialzista ai prezzi e in caso di prosecuzione la prossima resistenza statica è in area psicologica di 14 euro. Al contrario, in caso di prese di beneficio e ribassi sul titolo i livelli da monitorare sono prima 12,60 € e poi area 12,10. Gli indicatori di tendenza, come il Macd e parabolic sar, sono allineati long, così come l’oscillatore Rsi che staziona dal 20 dicembre in zona di ipercomprato.
Cnh Industrial
Dopo la rottura al rialzo della trendline discendente, costruita da metà novembre e confermata a metà dicembre, il gruppo industriale italo-statunitense ha trovato nuova forza rialzista raggiungendo nuovi massimi storici a 17,33 euro nella giornata del 27 dicembre. Il rialzo delle ultime sedute è stato innescato anche dalla rottura con volumi e forte volatilità dei livelli di resistenza prima in area 16 euro e poi 16,84 euro. Sul titolo CNH si segnala un forte trend rialzista ancor di più evidente da novembre 2020, infatti dopo la rottura al rialzo dei 7,65 il titolo ha guadagnato oltre il 110%, mentre da inizio anno il gruppo Cnh spicca tra i migliori del nostro listino con una performance del 65,62%. A conferma della tendenza in atto il titolo si trova al di sopra sia della media mobile a 50 che di quella a 200 periodi e si segnala la posizione Long dei principali indicatori di tendenza come il Parabolic Sar e il Macd. In caso di prese di beneficio di breve, il principale supporto da monitorare è 16,84 euro, livello che coincide con il precedente massimo storico. Al contrario, in caso di prosecuzione al rialzo la resistenza più evidente è l’attuale massimo storico a quota 17,33 euro. Ricordiamo che a partire dal 3 di gennaio la controllata Iveco, con uno spin off, si quoterà in borsa e quindi chi avrà azioni Cnh riceverà un 1 azione di Iveco ogni 5 azioni Cnh detenute.
Interpump
Dopo il massimo storico a 68,25 euro realizzato nella prima settimana di novembre, il titolo ha poi ritracciato e si è inserito in un trading range tra il livello psicologico di 60 euro e 63,50 euro. Con un rialzo di quasi il 60% da inizio anno, l’azienda specializzata nella produzione di pompe al alta/altissima pressione si trova tra i 3 top performer del Ftse Mib. La fase attuale di lateralità potrebbe essere una pausa prima di una continuazione al rialzo dato che anche i volumi sono in calo dopo la flessione dell’8% della giornata dell’11 di novembre. Al rialzo, prima di un ritorno sui massimi storici, sarà fondamentale una rottura con volumi, accennata nelle ultime sedute, prima del livello precedentemente citato di 63,50 e poi 65,50 euro. Al contrario, i supporti che potrebbero sostenere i prezzi in caso di ribassi sono prima 61,85 euro e poi 60 euro. A conferma della tendenza di medio-lungo in atto i prezzi sono al di sopra delle medie mobili principali (50, 200) e anche i principali indicatori di tendenza sono in posizione long.
Breaking news
La Borsa di Tokyo ha terminato la giornata in calo, influenzata dalle politiche restrittive della Fed e dal crollo dei titoli tecnologici in Asia, seguendo Wall Street. Mentre le banche hanno limitato le perdite, l’indice Nikkei ha perso l’1,09% e il Topix lo 0,73%. La BoJ si prepara a un aumento dei tassi a dicembre. Hong Kong in ripresa, Shenzhen e Shanghai mostrano andamenti contrastanti.
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