PIL Usa straccia le attese, ma non è luccicante come appare. E c’è rischio inizio 2022 in negativo
Debolezza dietro la facciata di un dato scintillante. Il PIL statuntense segna +6,9% nel quarto trimestre del 2021, ben oltre il +5,5% atteso. Il 2021 si chiude così con un corposo +5,7%, ossia il miglior ritmo di crescita dal lontano 1984.
Andando a guardare i dettagli del dato, si evince un quadro ben più debole. La ricostruzione delle scorte ha contribuito al totale per 4,9 punti percentuali, guidata principalmente dal settore automobilistico. “Data la continua interruzione dell’offerta, non possiamo contare sul fatto che questo continuerà a supportare la crescita nei prossimi trimestri. Al di fuori delle scorte, questo è stato un rapporto abbastanza debole”, spiega James Knightley, capo economista internazionale di Ing. Il commercio è andato bene con le esportazioni in aumento del 24,5% e le importazioni in aumento del 17,7%, ma nel complesso il contributo commerciale netto alla crescita è stato dello 0% dopo aver sottratto 1,3 punti percentuali dalla crescita principale nel 3° trimestre.
“Le aspettative di crescita del PIL per il 4° trimestre 2021 sono state ridimensionate nelle ultime due settimane quando è diventato sempre più chiaro che l’ondata di casi di Covid dovuta alla variante Omicron stava colpendo duramente l’economia statunitense”, rimarca James Knightley che ricorda il crollo delle vendite al dettaglio di dicembre, i pasti nei ristoranti e il numero di passeggeri aerei è sceso di circa il 30%, il movimento delle persone è rallentato bruscamente e la cautela dei consumatori ha preso piede in vista delle festività natalizie.
PIL può velocemente virare in negativo, ma non fermerà la Fed
La variante Omicron ha colpito duramente l’attività a dicembre e questo è proseguito fino a gennaio, pertanto Ing ritiene che bisogna prepararsi a un PIL debole del 1° trimestre 2022 e vede una reale possibilità che gli Stati Uniti registrino una crescita del PIL negativa.
Questo eventuale passo falso a inizio 2022 non dovrebbe però far cambiare rotta alla Fed, pronta a iniziare una serie di strette sui tassi da marzo in avanti. “La Fed è ben consapevole di questi rischi – spiega Ing – e la conferenza stampa di Powell suggerisce che sono pronti a guardare attraverso la debolezza economica a breve termine, soprattutto con le pressioni inflazionistiche che non mostrano segni di cedimento”.
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