Prada, la riapertura parziale è partita il 20 aprile
Il Gruppo Prada è ripartito dal 20 aprile 2020 con un’apertura parziale del proprio polo produttivo toscano richiamando al lavoro circa 300 addetti delle divisioni di pelletteria, abbigliamento e calzature nelle sedi aretine. La ripresa delle attività, preventivamente comunicata alle autorità locali, riguarda i reparti di prototipia e campionario indispensabili per l’avanzamento delle collezioni. A seguire, hanno riaperto parzialmente le unità tecnico-industriali in Umbria, Marche e Veneto e da ultimi i laboratori di collezione e campionario della sede di Milano.
Il rientro è avvenuto con la messa in atto di tutte le misure di tutela contro il contagio da COVID-19, applicando scrupolose precauzioni per la salvaguardia della salute dei dipendenti. E’ quanto comunica la società attraverso un comunicato.
Come previsto dal protocollo interno sulla sicurezza siglato tra l’azienda, i rappresentanti dei lavoratori sulla sicurezza, il medico coordinatore e il servizio Salute e Sicurezza, le misure prevedono orari ridotti, articolati su più turni, per consentire un accesso scaglionato alle sedi e il distanziamento corretto delle postazioni di lavoro di circa due metri.
In ingresso, ogni giorno i dipendenti sono sottoposti al monitoraggio della temperatura e vengono loro forniti gli strumenti di protezione personale (guanti e mascherine), da indossare per l’intera durata del turno di lavoro. Flaconi di gel igienizzanti sono posizionati in prossimità di tutte le postazioni e gli ambienti sono sanificati due volte al giorno. Nelle prime settimane di riapertura, come misura di cautela, sarà sospeso il servizio mensa.
Da martedì 28 aprile a tutti i dipendenti sarà effettuato, in locali dedicati, il test sierologico da parte di un’equipe di infermieri specializzati. Ai soggetti positivi, sarà anche effettuato il test virale, sempre sul posto. Il test sierologico sarà eseguito su base mensile all’intera popolazione aziendale, senza al momento prevedere un termine temporale specifico per la cessazione dell’attività di rilevazione.
I costi di questa impegnativa operazione diagnostica saranno interamente sostenuti dall’azienda: in questa prima fase si stima un totale di circa 1000 rilevazioni settimanali, a regime il numero sarà decisamente più elevato. In caso di positività, l’azienda estenderà il sistema di doppie rilevazioni anche ai familiari dei dipendenti. È allo studio la possibilità che il test virale possa essere richiesto dai dipendenti su base volontaria con maggiore frequenza.
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