Raiffeisen: Opportunità e rischi dei mercati emergenti
“i mercati azionari dei paesi emergenti si sono stabilizzati a febbraio e da metà mese avevano iniziato una netta ripresa che si è notevolmente rafforzata durante i primi giorni di marzo. Un aiuto è giunto sia dall’aumento dei prezzi delle materie prime,sia dalla crescente convinzione degli operatori di mercato che la banca centrale USA probabilmente per ora si asterrà da ulteriori rialzi dei tassi di interesse.
Quest’ultima potrebbe, tuttavia, rivelarsi anche un’interpretazione errata, perché i recenti dati congiunturali negli USA stanno più che altro aumentando la pressione sulla banca centrale per alzare i tassi.
Contrariamente ai mercati azionari sviluppati, almeno a febbraio l’MSCI Emerging Markets non aveva più fatto segnare nuovi minimi, ma è rimasto decisamente sopra i corsi minimi di gennaio. Questo riflette l’eventuale inizio di una forza relativa dei mercati dei paesi emergenti e ciò a sua volta sarebbe un segno molto positivo per le prossime settimane e mesi”.
“rispecchiano naturalmente la redditività in calo delle imprese in tali paesi e il tasso di crescita ridotto. Allo stesso tempo, riflettono, però, anche aspettative molto negative. Scontano un’ulteriore riduzione della crescita e degli utili e potenziali nuovi problemi provenienti da/in Cina, così come nuove svalutazioni valutarie. Proprio riguardo a queste ultime è, però, già successo molto negli ultimi anni e dal punto di vista odierno dovremmo aver superato la stragrande maggioranza dei riallineamenti valutari. Di conseguenza, i saldi delle partite correnti di numerosi paesi emergenti sono già notevolmente migliorati. In breve, le azioni EM potrebbero avere un andamento molto positivo nei prossimi 5-10 anni in base alle valutazioni favorevoli che hanno ottenuto nel frattempo. Tuttavia, in base a questa informazione non è possibile fare alcuna previsione per i prossimi mesi e naturalmente sono sempre possibili nuove battute d’arresto.
“Contemporaneamente continua a non esserci nessun segnale di ripresa economica. Il paese è ricaduto in recessione nel quarto trimestre del 2015. Molte aziende si trasferiscono nei paesi vicini per evitare le tasse, aumentate di molto nell’ultimo periodo. Il tasso di disoccupazione rimane fermo al 25%; un giovane su due non ha un lavoro. Allo stesso tempo l’ondata continua dei profughi ha effetti catastrofici sull’industria del turismo in Grecia. Le nuove discussioni sul Grexit fanno il giro prima di quanto previsto dalla maggior parte delle persone. Contemporaneamente persistono le forti divergenze nate ancora d’estate tra l’Eurogruppo e il FMI riguardo a un taglio del debito e l’effettiva dimensione necessaria delle ulteriori misure di austerità. Il mercato azionario ha ceduto un altro 6,5% a febbraio e la volatilità rimane estremamente alta”.
“Dopo le pesanti perdite dei corsi degli ultimi mesi, i mercati azionari e la valuta in Polonia si sono ripresi leggermente. Quanto sia duraturo rimarrà, però, da vedere. Mentre i dati economici ultimamente sono stati di nuovo positivi (aumento della produzione industriale a febbraio, crescita del PIL 2015 del 3,6% dopo il 3,4% nel 2014), si è registrato un ulteriore inasprimento della situazione politica interna. Le proteste contro il corso decisamente autoritario del nuovo governo aumentano e crescono anche le tensioni con le istituzioni UE. Di recente, presidente e governo hanno provocato una crisi costituzionale annunciando di non riconoscere la sentenza della corte costituzionale polacca in merito alle leggi varate di recente, chiaramente anticostituzionali. Oltre alla Polonia, anche l’Ungheria ha fatto registrare a sorpresa un leggera aumento della crescita economica nelle ultime settimane. Contrariamente a ciò, il Pil ceco ha deluso con una contrazione a sorpresa nel quarto trimestre (-0,4% rispetto al trimestre precedente invece di un atteso forte aumento). Per il 2015 rimane, comunque, complessivamente ancora una crescita nettamente più forte (+4,3% dopo il 2,0% del 2014). I mercati azionari della regione si sono mostrati disomogenei, hanno, però, leggermente guadagnato nel complesso e, di conseguenza, sono stati significativamente più forti della media degli EM. I guadagni dei corsi di oltre il 4% in Polonia sono stati controbilanciati dalle perdite dei corsi in Ungheria (-2,8%) e nella Repubblica Ceca (-7%).
“Ci sono poche novità relative all’economia in Turchia. Il disavanzo delle partite correnti continua il suo trend discendente, l’inflazione, invece, sale ulteriormente. A gennaio era pari a 9,6%, il che era, tuttavia, dovuto anche al considerevole aumento dei salari minimi nonché all’aumento dei prezzi amministrativi. Indipendentemente da questo, l’inflazione rimane, tuttavia, troppo alta e nettamente superiore all’obiettivo di inflazione della banca centrale. A causa della forte svalutazione della lira è contemporaneamente sceso significativamente l’indice del costo del lavoro. Negli ultimi mesi il governo turco ha leggermente alzato le sue previsioni di crescita per il 2015 (4%) e 2016 (4,5%). Tuttavia, il turismo e alcuni comparti dell’industria alimentare iniziano a risentire sensibilmente delle sanzioni russe. L’abbattimento mirato di un jet da combattimento russo nello spazio aereo siriano da parte della Turchia e il supporto militare, logistico e finanziario di Ankara ai gruppi terroristici antigovernativi in Siria hanno calato i due paesi in una fase di gelo a livello politico. Allo stesso tempo la Turchia continua a trarre vantaggio dai prezzi in calo del petrolio e anche i quasi tre milioni di profughi siriani nel paese forniscono (ancora) impulsi di crescita positivi all’economia turca. Contrariamente al trend globale, il mercato azionario turco aveva fatto registrare un incremento già a gennaio e anche a febbraio (+3,2%) è stato tra i mercati più forti”.
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