Rallentamento Cina e caos Kabul frenano i mercati, in settimana focus su Powell e minute Fed
Il rally di agosto si prende una pasua in avvio della nuova settimana con gli investitori che guardano con una certa preoccupazione ai nuovi riscontri deboli in arrivo dalla Cina. Il colosso asiatico mostra ulteriori segni di rallentamento che pesano sul sentiment dell’azionario asiatico (Msci Asia Pacific ripiombato ai minimi annui) e su asset quali il petrolio che maggiormente dipendono dalla domanda energetica di paesi quali Cina e Giappone.
Tra le Borse europee stamane arranca il Cac 40 parigino con -0,58%, tengono invece meglio il Dax (-0,28%) e Piazza Affari (-0,3% il Ftse Mib a 26.572 punti) con a guidare le vendite i titoli ciclici maggiormente sensibili al rischio di rallentamento economico.
A pesare sul sentiment stamattina ci sono principalmente i deboli riscontri della Cina. La produzione industriale è aumentata del 6,4% su base annua a luglio e le vendite al dettaglio sono cresciute dell’8,5% su base annua nello stesso mese, entrambe inferiori al previsto. Un rallentamento risultato dell’inasprimento delle restrizioni alla mobilità da parte della seconda economia mondiale per contrastare l’avanzata della variante Delta del Covid-19. A segnare il passo sono anche le vendite online di beni di consumo che a luglio sono aumentate solo del 4,4%, molto al di sotto di una media di circa il 21% negli ultimi cinque anni.
Sul sentiment dei mercati incide anche il crollo del governo afghano dopo che gli insorti talebani hanno preso il controllo della capitale Kabul nella giornata di Ferragosto. Il ritorno dell’Afghanistan nelle mani dei jihadisti ha scatenato la fuga della popolazione con caos all’aeroporto di Kabul e almeno 5 morti nella calca per tentare di entrare con la forza negli aerei in partenza dalla capitale afgana.
Michael Hewson, chief market analyst di CMC Markets UK, sottolinea che al momento sembrano esserci pochissime prove che i casi di variante Delta in aumento nella regione asiatica stiano causando ai mercati ansia o notti insonni, anche se l’ottimismo sulla storia di ripresa negli Stati Uniti ha subito un duro colpo venerdì pomeriggio dopo che la fiducia dei consumatori del Michigan ha raggiunto il livello più basso dell’ultimo decennio.
A testimonianza del momento difficile per i mercati asiatici, in particolare dell’azionario cinese, l’indice Msci Asia-Pacific ex Jpan è sceso dello 0,5% tornando sui minimi annui toccati il mese scorso. In Giappone l’indice Nikkei ha ceduto oggi l’1,62% nonostante la crescita del PIL nel 2° trimestre abbia superato le previsioni. Il paese nipponico va verso l’estensione delle restrizioni Covid fino a metà settembre.
La settimana appena iniziata sarà cadenzata dai verbali del Fomc in uscita mercoledì, ma già domani riflettori sul discorso del presidente della Fed Jerome Powell. Intanto venerdì Wall Street ha registrato nuovi record non pagando il crollo shock nel sentiment dei consumatori statunitensi (scivolato ai minimi dal 2011).
I rendimenti dei Treasury a 10 anni pagano l’aumento dei timori sulla crescita attestandosi all’1,25%, in calo di 11 punti base in sole due sessioni.
Tra le altre asset class, il petrolio soffre ancora l’acuirsi dei timori di un rallentamento economico che potrebbe comportare un brsco stop della domanda energetica. I deboli dati cinesi di oggi e l’estensione delle restrizioni in Giapone (quarto importatore al mondo di greggio) si aggiungono alle indicazioni di settimana scorsa con l’Agenzia internazionale per l’energia che ha segnalato come la crescente domanda di petrolio ha invertito la rotta a luglio e adesso su prevede che aumenterà a un ritmo più lento nel resto del 2021.
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