Start-up italiane sfidano la crisi, impiegano circa 50 mila giovani
Le start up italiane sfidano la crisi e danno impiego a circa 50 mila giovani. Lo sostiene la 16esima edizione del rapporto trimestrale sui trend demografici e le performance economiche delle startup innovative italiane, Realizzato da Mise e InfoCamere, con la collaborazione di Unioncamere.
Al 4 luglio 2018, data di riferimento del report, erano 9.396 le startup iscritte nella sezione dedicata del Registro delle Imprese (startup.registroimprese.it), il 3% di tutte le società di capitali costituite in Italia negli ultimi 5 anni. Rispetto a tre mesi si registrano circa 500 startup innovative in più.
Tale crescita si riflette anche nell’incremento dei valori occupazionali espressi. Al 31 marzo 2018 le startup innovative coinvolgevano 48.965 persone tra soci e lavoratori subordinati. I dati sui dipendenti a metà 2018 non sono ancora disponibili, ma i trend storici lasciano intuire che alla data odierna la forza lavoro delle startup innovative italiane abbia già ampiamente superato la soglia delle 50mila unità.
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A settembre, il fatturato dell’industria italiana ha subito una flessione sia in termini congiunturali che tendenziali, segnando il quinto calo consecutivo. I dati mostrano una diminuzione dello 0,3% in valore e dello 0,1% in volume rispetto al mese precedente, mentre su base annua il calo è del 5,7% in valore e del 4,7% in volume.
Le borse di Hong Kong e Shanghai terminano il mese di novembre con risultati contrastanti. Nonostante le incertezze economiche, l’indice Hang Seng vede una crescita costante nel 2023, mentre Shanghai registra un leggero aumento mensile.
Il Prodotto Interno Lordo (PIL) della Svizzera ha registrato una crescita dello 0,2% nel terzo trimestre, un rallentamento rispetto al trimestre precedente. Il Ministero dell’Economia ha confermato i dati precedenti, indicando che il calo è dovuto a una diminuzione dei consumi delle famiglie e degli investimenti nelle costruzioni, oltre a un rallentamento nel settore chimico-farmaceutico.
Il MoU si propone di effettuare attività di ricerca e sviluppo nelle aree geografiche di comune interesse, inclusi alcuni Paesi coinvolti dal Piano Mattei