T. Rowe Price: Elezioni Usa, possibili impennate di volatilità sui mercati
Sono molti i fattori che hanno contribuito a rallentare lo spoglio dei voti in queste elezioni generali. In particolare, a causa della pandemia da coronavirus la proporzione delle votazioni postali è lievitata dal 21% totale nel 2016 a circa il 39% quest’anno, pari a circa 80 milioni di preferenze. E i voti postali solitamente richiedono più tempo per via delle procedure di verifica delle firme.
Dato che ogni Stato determina le proprie leggi elettorali, la scadenza per la presentazione dei voti e le date di convocazione ai seggi variano molto e molti Stati non hanno iniziato a contare prima della chiusura dell’Election Day. Di conseguenza, i risultati potrebbero non essere dichiarati per giorni, se non settimane.
Inoltre, l’esito dovrà essere accettato da entrambi i partiti. Katie Deal, Washington analyst della divisione Equity di T. Rowe Price, afferma che “dato che i risultati in alcuni Stati potrebbero essere determinati da un margine minimo di voti, dovremmo aspettarci che entrambi i partiti perseguano qualsiasi meccanismo procedurale, politico e legale possibile per assicurarsi che ogni singolo voto per il proprio candidato venga conteggiato”.
Quali le prospettive di fronte all’incertezza? Secondo T. Rowe Price nel corso di questo ciclo elettorale, i nostri team di ricerca e investimento hanno monitorato la campagna e le politiche dei due candidati e si sono preparati all’eventualità di ritardi elettorali.
Pertanto secondo gli esperti della società di gestione Usa, nel caso di un periodo prolungato di incertezza sul risultato, dovremo aspettarci una certa volatilità di mercato. A livello storico T. Rowe Price non riscontra analogie rispetto a questo ciclo elettorale, ma le elezioni contestate possono certamente creare volatilità. Nel voto contestato del 2000, l’S&P500 scese del 5,6% nei quattro giorni successivi all’Election Day (il 7 novembre). L’indice oscillò tra guadagni e perdite per diverse settimane, registrando un calo del 5% dal giorno del voto al 13 dicembre, quando il vice Presidente Al Gore ammise la sconfitta.
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La Borsa di Tokyo ha terminato la giornata in calo, influenzata dalle politiche restrittive della Fed e dal crollo dei titoli tecnologici in Asia, seguendo Wall Street. Mentre le banche hanno limitato le perdite, l’indice Nikkei ha perso l’1,09% e il Topix lo 0,73%. La BoJ si prepara a un aumento dei tassi a dicembre. Hong Kong in ripresa, Shenzhen e Shanghai mostrano andamenti contrastanti.
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