TTIP: allarme per le Pmi italiane lanciato dal M5S
BRUXELLES (WSI) – Non solo il Ttip ma anche il Ceta e il Tisa rovineranno le imprese italiane. La denuncia arriva da Tiziana Beghin, eurodeputata del Movimento 5 Stelle che in un’intervista a Linkiesta punta il dito contro gli accordi commerciali che decreteranno la “fine delle nostre Pmi”.
“Se il Ceta, il Tisa e il Ttip dovessero essere approvati l’Italia vedrà scomparire progressivamente le proprie Pmi. Prima dell’accordo con gli Stati Uniti, che oggi è in stallo, dobbiamo evitare che venga approvato il Ceta, ovvero quello con il Canada, sul quale il governo italiano vorrebbe dare mandato di approvazione alla Commissione Ue togliendolo al Parlamento Ue”.
Alla domanda su cosa comporterebbe per l’Italia l’approvazione in ordine di Ceta, Tisa e Ttip, l’eurodeputata a 5 Stelle risponde così:
“Sicuramente la scomparsa progressiva e inesorabile delle nostre PMI. Il mercato italiano ed europeo non sta crescendo e non può crescere. Per definizione viviamo in un pianeta che ha dei limiti geografici. La non esiste. La nostra economia è vecchia ed è satura. Non siamo così lungimiranti da effettuare una programmazione economica, approvando politiche che possano traghettare il Paese verso un modello nuovo. Tolte alcune nicchie di mercato in cui siamo forti e lo saremo sempre, in realtà restiamo molto indietro. L’unica possibilità che rimane, dunque, è di dividere il mercato in fette. E quello che stanno cercando di fare al Governo è proprio questo. Si vuole garantire un mercato il più libero possibile dai vincoli, in cui gli attori presenti, che oggi hanno più forza potranno approfittare della debolezza delle Pmi. Nel caso dell’approvazione di tutti e tre questi accordi in Italia ci si troverà davanti a un mercato fatto di grandi aziende, che siano italiane o meno. Consideriamo che oggi le Pmi sono il 97% contro il 3% di grandi aziende. Con questi accordi stiamo portando avanti politiche che favoriscono il 3%. Ho dei seri dubbi che questo 3% di aziende sarà anche in grado di assorbire tutta la disoccupazione e la crisi sociale generata dalla scomparsa delle PMI”.
Delle 46 mila aziende che con il Ttip potrebbero fare causa agli Stati Ue – dice l’eurodeputata – attraverso i contestati arbitrati per denunciare presunte limitazioni agli affari da parte di specifiche politiche pubbliche a livello nazionale, 41 mila hanno già oggi una sede in Canada.
“Ecco allora che potrebbero tranquillamente usare il Canada per fare testa di ponte e arrivare in Europa”.
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