UBS: crescita del PIL rimarrà ostaggio del coronavirus
La crescita del PIL rimarrà ostaggio del coronavirus. Se le nuove restrizioni dovessero protrarsi oltre il primo trimestre di quest’anno, le stime sul PIL e sugli utili societari sarebbero destinate a essere tagliate”. Così Matteo Ramenghi, Chief Investment Officer UBS WM Italy, che in una nota scrive:
A medio termine, invece, la virata di Fondo monetario internazionale (FMI), banche centrali e governi verso politiche monetarie e fiscali più espansive sarà un fattore determinante. Si tratta di un cambiamento significativo dopo decenni caratterizzati dal dogmatismo da parte delle principali istituzioni. Negli Stati Uniti, il raggiungimento della maggioranza del Partito democratico anche al Senato potrebbe aprire la strada a maggiori stimoli fiscali accompagnati da politiche redistributive.
La Banca centrale europea (BCE) ha appena incrementato di 500 miliardi di euro il suo programma di acquisti e, indirettamente, quest’anno assorbirà tutto il nuovo debito pubblico emesso dagli Stati membri e gran parte di quello emesso direttamente dall’Unione europea per finanziare il Recovery Fund. Gli sforzi della BCE e l’emissione di debito comune (circa 800 miliardi di euro) hanno significativamente ridotto il rischio Paese percepito dagli investitori, contribuendo a far scendere gli spread all’interno della zona euro.
Questa combinazione di fattori fa sì che la quasi totalità degli operatori di mercato e degli investitori abbia un posizionamento favorevole all’azionario. L’inizio di un nuovo ciclo economico e questo regime di tassi d’interesse estremamente bassi, da molti ritenuto strutturale, possono giustificare valutazioni del mercato azionario al di sopra della media storica. D’altra parte, scarseggiano alternative redditizie in campo obbligazionario senza assumersi rischi significativi di credito e di liquidità.
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Finale negativo a Piazza Affari. Acquisti su Generali e Mediobanca, arretrano Prysmian e Stmicroelectronics
A Wall Street si apre una settimana in ribasso dopo il rally post-elettorale. Jerome Powell, presidente della Federal Reserve, ha dichiarato che non c’è fretta di ridurre i tassi di interesse, mentre l’inflazione persiste. Con la prossima riunione della Fed in vista, le probabilità di un ulteriore taglio dei tassi sono diminuite. Gli indici Dow Jones, S&P 500 e Nasdaq aprono tutti in calo, mentre il prezzo del petrolio Wti scende.
Le vendite al dettaglio negli Stati Uniti hanno registrato un incremento dello 0,4% a ottobre, raggiungendo i 718,9 miliardi di dollari. Questo risultato ha superato le attese che erano di un +0,3%, consolidando un aumento del 2,8% rispetto allo scorso anno. Escludendo veicoli e carburanti, la crescita è stata dello 0,1%.
Le borse della Cina continentale chiudono in calo per il secondo giorno consecutivo, con investitori incerti sull’efficacia delle recenti misure di stimolo economico di Pechino. Nonostante le vendite al dettaglio siano aumentate del 4,8% a ottobre, la produzione industriale ha deluso le aspettative, crescendo solo del 5,3%.