UniCredit e l’eccezionale disponibilità di capitale. Dividendi e buyback, non escluse altre sorprese targate Orcel
UniCredit rimane protagonista di Piazza Affari, dopo la pubblicazione dei risultati di bilancio relativi al quarto trimestre del 2021 e all’intero anno. La trimestrale è stata esaminata attentamente da diversi analisti, che hanno sfornato i loro giudizi. Il titolo riporta oggi un trend positivo, complice anche il forte restringimento dello spread BTP-Bund, provocato dall’esito delle elezioni presidenziali. Il differenziale è sceso stamattina fino a quota 126, dopo essere salito nei giorni scorsi fino a 140 punti base, scontando il timore degli investitori sul futuro del governo Draghi. Ma la corsa al Colle ha confermato lo status quo. E di questo status quo, secondo gli analisti di Equita SIM, beneficia proprio, tra gli altri titoli, quello di Piazza Gae Aulenti.
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“Ci aspettiamo che il risultato delle elezioni possa avere risvolti positivi soprattutto per i titoli finanziari, sui quali manteniamo un significativo sovrappeso nel nostro portafoglio raccomandato”, si legge nella nota odierna di Equita SIM, che dedica un commento a parte proprio a UniCredit.
UniCredit, Equita: target price 16 euro, fiducia nel business plan
Andrea Lisi di Equita SIM fa riferimento alle dichiarazioni che sono state proferite dal ceo Andrea Orcel, nella conference call che è stata indetta per commentare il bilancio.
“Durante la call sono emersi messaggi coerenti con quanto indicato nel business plan di dicembre”, noto con il nome di UniCredit Unlocked, ha sottolineato l’analista.
Lisi ha riassunto i “principali spunti”:
- UniCredit si aspetta di ottenere l’autorizzazione BCE per il buyback prima dell’assemblea di aprile e avviarlo al seguito dell’approvazione di quest’ultima.
- Il default rate nel 2021 si è attestato all’1,2%, sostanzialmente allineato ai livelli del 2019. Per il 2022, UniCredit si aspetta un leggero aumento del default rate, i cui impatti potrebbero essere comunque compensati da rilasci di accantonamenti effettuati nel 2020-21.
- Sebbene l’inflazione possa risultare più alta rispetto a quanto ipotizzato a piano, UniCredit non si aspetta che questa possa compromettere i target di riduzione dei costi operativi alla luce delle leve a disposizione della società.
- Ribadito il focus sullo sviluppo di business capital light, bilanciando le competenze interne con partnership con soggetti terzi. La revisione della partnership con Allianz, che prevede comuni investimenti in tecnologia/marketing/training è il modello di come UCG intende rivedere gli accordi anche con gli altri partner, con il fine di massimizzarne i benefici. Nella bancassurance confermato l`obiettivo di ridurre il numero di controparti.
- Per quanto riguarda l’accordo con Allianz, la clausola che prevede maggiori margini di flessibilità strategica a partire dal 2024 è stata inserita per garantire a UniCredit la possibilità di valutare l’internalizzazione del business assicurativo (specialmente qualora nel caso di minori requisiti patrimoniali). Ad oggi questa eventualità non è un’opzione.
- UCG ha confermato un approccio disciplinato all’M&A. UCG ha abbandonato la data room di Otkrite a causa dell’eccessivo rischio geopolitico.
- UCG ha confermato di considerare la vendita del business leasing in Italia e Germania.
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Guidance 2022: confermata guidance di un utile netto (al netto di cashes e AT1) superiore ai 3,3 miliardi di euro, con un margine di interesse NII sostanzialmente piatto su base annua, commissioni in leggera crescita, costi operativi stabili e costo del rischio in area 30-35 punti base.
Nel 2022 la distribuzione di capitale sarà almeno di 3,75 miliardi.
Equita SIM conclude la nota scrivendo di confermare “sostanzialmente le nostre stime 2022-24 e il TP a 16 EURO (2022 P/TE = 0,55x, P/E = 8,6x). Confermiamo il BUY con il titolo che tratta a un 2022 P/TE = 0.47x e un tot.yield c.12%.
UniCredit, Credit Suisse: eccezionale disponibilità capitale, non esclusi dividendi più ricchi
A commentare i risultati di bilancio di UniCredit anche gli analisti di Credit Suisse, che hanno scritto in una nota di rimanere fiduciosi guardando al periodo a cui si riferisce il nuovo piano Unlocked, quello tra il 2022 e il 2024:
“A seguito del quarto trimestre del 2021, dopo (che UniCredit) ha battuto in modo solido la guidance iniziale, reiteriamo il nostro giudizio positivo su UniCredit (rating outperform), e sulla capacità del management di centrare l’obiettivo di una crescita basata sulla trasformazione, focalizzata sul miglioramento della redditività, -attraverso una allocazione efficiente del capitale- e sulla distribuzione del capitale in eccesso”.
Credit Suisse annuncia tuttavia di aver effettuato un aggiustamento sulle stime dell’utile al lordo delle tasse del 2022/23 del -5% circa, tenendo conto delle pressioni sui margini in Italia e della normalizzazione delle commissioni di investimento e del fatturato legato alle attività di trading, compensate in parte da un accantonamento (delle riserve) più basso”.
“Reiteriamo il nostro target sul prezzo di 15,1 euro e il rating Outperform – scrivono da Credit Suisse – Ripetiamo la nostra preferenza per l’outlook differente di UniCredit, che si basa su 1) un potenziale di crescita nella parte alta (delle stime), in modo particolare per le attività dell’Europa orientale e centrale della banca, dove è probabile che sia i rialzi dei tassi che i volumi sostengano al rialzo il margine di interesse senza rappresentare un rischio incrementale; 2) i cuscinetti resilienti più alti per gli accantonamenti offrono una flessibilità (a UniCredit) , nel contesto di incertezza provocato da Omicron; 3) l’eccezionale disponibilità di capitale, che crediamo offra ai vertici un potenziale significativo di creazione di valore, in termini di ulteriore possibilità di aumentare il ritorno di capitali in eccesso (quindi dividendi e buyback) e/o come risorsa per una crescita redditizia inorganica”.
Credit Suisse punta l’accento, dunque, sull’elevato ammontare di capitale, che consente a UniCredit di premiare gli azionisti con ricchi dividendi e operazioni di buyback, e ricorda che l’istituto ha chiuso il 2021 con con cuscinetto CET1 superiore di 138 punti base rispetto al target medio del managament.
In questa situazione, “sebbene riteniamo probabile che i vertici prendano divesri contatti per esplorare potenziali operazioni di M&A (merger and acquisitions, fusioni e acquisizioni) in diverse aree geografiche, il forte sconto del titolo rispetto al valore contabile tangibile potrebbe offrire un incentivo per aumentare le distribuzioni di capitale in modo ancora più sostenuto, attraverso operazioni aggiuntive di buyback”.
A tal proposito, vale la pena riprendere le parole con cui Andrea Orcel, amministratore delegato di UniCredit, ha commentato di nuovo l’opzione M&A, dopo che per più di un anno circa l’istituto era stato visto come potenziale salvagente di Mps, prima che le trattative con il Tesoro maggiore azionista di Monte dei Paschi di Siena, finissero con il naufragare.
Orcel ha confermato le ultime indiscrezioni relative alla decisione di non inoltrarsi più nel dossier della banca russa Otkritie, in un momento in cui, causa il fattore Ucraina, le tensioni geopolitiche tra l’Occidente e la Russia di Vladimir Putin sono state interessate da una forte escalation.
Gli analisti di Credit Suisse concludono la nota scrivendo che, “per arrivare al nostro target price di 15,1 euro, valutiamo UniCredit in base alla metodologia della somma tra le parti, presupponendo un RoTE sostenibile pari all’8,2%, un costo dell’Equity (CoE) dell’11,5% e una crescita dello 0,2%. I rischi al nostro rating e al nostro target price sono legati a un potenziale ritardo nella ripresa economica nei paesi CEE in cui opera la banca, e dunque a un impatto sugli utili”.
Altro rischio al ribasso individuato è quello che UCG non riesca a distribuire agli azionisti il capitale in eccesso promesso. Ma per ora, non è questo lo scenario di base che gli analisti stimano, visto che le previsioni sono su dividendi ancora più ricchi.
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Seduta in calo per le borse europee e per Piazza Affari, all’indomani della riunione della Fed. Sul Ftse Mib arretrano soprattutto Tim e Stm
L’apertura di Wall Street segna un rialzo dopo i cali dei giorni scorsi dovuti alle previsioni sui tassi d’interesse della Federal Reserve. La Fed ha ridotto i tassi di 25 punti base, ma ha abbassato le previsioni di ulteriori tagli per il 2025 a causa dell’inflazione in aumento. Dopo il crollo di ieri, oggi il Dow Jones, l’S&P 500 e il Nasdaq mostrano segni di ripresa.
L’economia statunitense ha registrato un incremento del PIL del 3,1% nel terzo trimestre del 2024, superando le stime precedenti. I consumi hanno mostrato una forte crescita, mentre i profitti delle aziende hanno subito una leggera flessione. L’indice dei prezzi PCE è diminuito, indicando una bassa inflazione.
Le richieste di sussidio alla disoccupazione negli Stati Uniti sono scese più del previsto nella settimana al 13 dicembre, con un totale di 220 mila unità. Questo dato ha superato le attese degli analisti, che prevedevano un calo a 229 mila unità. La media delle ultime quattro settimane si è stabilizzata a 225.500 unità, evidenziando un quadro più accurato dello stato del mercato del lavoro.