Usa, aziende in rivolta contro piano fiscale che penalizza chi importa dall’estero
I Repubblicani si trovano a dover far fronte alla prima rivolta del mondo aziendale da quando Donald Trump è stato eletto alla presidenza degli Stati Uniti. I gruppi di abbigliamento, petrolio e beni al consumo, solo per citare alcuni settori, si sono ribellati contro il piano fiscale proposto dal partito conservatore alla Camera che penalizza le imprese che importano dall’estero.
Nel tentativo di incoraggiare le grandi aziende a comprare prodotti americani e rilanciare così la ripresa economica, i Repubblicani intendono apportare la revisione più importante del codice fiscale degli ulltimi 30 anni negli Stati Uniti. L’accoglienza non proprio calorosa dei fratelli Koch e degli altri dirigenti alla proposta di tassare le importazioni indica che nel 2017 Trump dovrà fare una scelta: promuove i beni statunitensi o penalizzare le aziende maggiormente dipendenti dalle importazioni.
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Wall Street ha aperto con un lieve rialzo, influenzata da dati sull’inflazione e speculazioni sui tassi d’interesse della Federal Reserve. Il dollaro si rafforza, mentre il petrolio registra un aumento significativo.
Negli Stati Uniti, il numero di richieste di sussidi di disoccupazione ha visto una diminuzione significativa, segnando il livello più basso da maggio. Questo dato sorprende positivamente le aspettative degli analisti.
La Commissione europea ha imposto a Booking Holdings di adeguarsi al Digital Markets Act, modificando il ruolo di Booking.com nel settore turistico. Le aziende ora possono differenziare prezzi e condizioni su diversi canali di vendita online, promuovendo una maggiore equità e apertura nel mercato digitale.