Wall Street: futures arrancano ma riducono perdite dopo shock inflazione-Bullard. Occhio a boom tassi Usa 2 anni a record dal 2009
Futures Usa in ribasso, dopo la chiusura già molto negativa di Wall Street, seguita alla pubblicazione del dato sull’inflazione Usa, cresciuto al nuovo record degli ultimi 40 anni. I futures riducono tuttavia le perdite delle ultime ore, quando i contratti sul Nasdaq erano capitolati di oltre l’1%.
Nel mese di gennaio, l’inflazione misurata dall’indice dei prezzi al consumo è volata negli Stati Uniti del 7,5%, più delle attese, che erano per un aumento del 7,3%. Su base mensile, l’indice dei prezzi al consumo degli States è salito al ritmo dello 0,6%, così come a dicembre, ma più del +0,5% stimato.
L’inflazione core ha accelerato anch’essa il passo, con un rialzo del 6%, dopo il +5,5% precedente e oltre il +5,9% atteso dal consensus. Su base mensile, il trend della componente core è stato di un aumento dello 0,6%, come a dicembre, ma oltre il +0,5% atteso.
Immediata la reazione della borsa Usa, che ha scontato le prospettive di una Fed ancora più hawkish e, di conseguenza, il balzo dei tassi sui Treasuries, con quelli decennali che hanno superato ieri la soglia del 2% per la prima volta dal 2019, salendo fino al 2,05%.
Oggi i tassi retrocedono, oscillando per ora ancora al di sopra del 2%.
Attenzione inoltre ai tassi dei Treasuries a due anni, più sensibili alle decisioni della Fed, che sono schizzati ieri di 26 punti base superando la soglia dell’1,6% e riportando l’aumento giornaliero più forte dal 2009.
Forse la reazione non sarebbe stata così forte se al dato non si fossero aggiunte le dichiarazioni di James Bullard, presidente della Federal Reserve di St. Louis, che ha detto di essere diventato più hawkish “in modo drastico”, aggiungendo di desiderare a questo punto un rialzo dei tassi di 100 punti base entro il prossimo 1° luglio.
“Vorrei vedere in cantiere entro il 1° luglio un rialzo di 100 punti base”, ha detto Bullard, intervistato da Bloomberg News dopo la pubblicazione del dato sull’inflazione Usa.
Ieri il Dow Jones Industrial Average è affondato di 526,47 punti,a 35.241,59 punti, mentre lo S&P 500 è capitolato dell’1,81% a 4.504,08. Il Nasdaq Composite è scivolato del 2,1% a 14.185,64.
Detto questo, almeno fino alla fine della chiusura delle contrattazioni della sessione di ieri, il trend settimanale di Wall Street è rimasto positivo, con il Dow Jones in rialzo su base settimanale dello 0,4%, il Nasdaq in crescita dello 0,6%, lo S&P 500 in aumento invece di appena lo 0,1%.
I futures Usa danno segnali di ripresa: quelli sul Dow Jones arretrano dello 0,13%, quelli sullo S&P 500 scendono dello 0,12%, quelli sul Nasdaq riducono le perdite dal -1% di qualche ora a -0,15%.
A questo punto un ciclo di rialzi dei tassi sui fed funds piuttosto sostenuto da parte della Fed di Jerome Powell sembra quasi obbligato. Il mercato del lavoro Usa, d’altronde, è solido, come confermato ieri dal dato relativo alle richieste iniziali dei sussidi di disoccupazione, scese per la terza settimana consecutiva.
Gli economisti e i mercati prezzano ora una Fed più aggressiva, con gli economisti di Goldman Sachs, così come quelli di Bank of America, che prevedono per quest’anno ben sette rialzi dei tassi da parte della Fed. I dati del CME mostrano inoltre che ora i futures sui fed funds scommettono su una stretta monetaria di 50 punti base nella prossima riunione del Fomc di marzo con una probabilità dell’89%.
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OVS ha recentemente acquistato 256.510 azioni proprie nell’ambito del suo programma di riacquisto, rappresentando lo 0,088% del capitale sociale. L’operazione è stata effettuata a un prezzo medio di 2,8573 euro per azione. Attualmente, OVS detiene il 15,8790% del proprio capitale sociale. Nonostante l’acquisto, il titolo OVS ha registrato una flessione del 2,16% in borsa, stabilizzandosi a 2,896 euro per azione.
Gli investitori osservano attentamente le mosse della BCE e della Fed, con interventi attesi da Christine Lagarde e Jerome Powell. I principali indici americani, tra cui Dow Jones e Nasdaq, mostrano stabilità, mentre l’attenzione si concentra su Tesla e le nuove normative di Trump sulla guida autonoma.
Nel terzo trimestre, Xiaomi ha visto un incremento del 9,9% dell’utile netto, raggiungendo 5,35 miliardi di yuan, grazie alle forti vendite nei settori smartphone, servizi Internet e veicoli elettrici. I ricavi totali sono aumentati del 30%, arrivando a 92,51 miliardi di yuan, superando le previsioni degli analisti.