Yuan ai minimi da nove mesi, pesa la guerra commerciale
Dopo l’aumento delle tariffe deciso dal presidente Donald Trump, lo yuan cinese affonda segnando il crollo più forte in nove mesi arrivando a calare dello 0,8% al 6,9040, il livello più debole dal 27 dicembre scorso.
Un crollo che riflette l’escalation delle ostilità commerciali in corso con gli Stati. Secondo alcuni analisti la valuta cinese arriverà a toccare il cross dei sette dollari, livello che si è visto l’ultima volta durante la crisi finanziaria globale. La Cina probabilmente utilizzerebbe le sue vaste riserve valutarie per fermare qualsiasi crollo a 7 dollari, che potrebbe innescare speculazioni e pesanti deflussi di capitali.
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A Wall Street si apre una settimana in ribasso dopo il rally post-elettorale. Jerome Powell, presidente della Federal Reserve, ha dichiarato che non c’è fretta di ridurre i tassi di interesse, mentre l’inflazione persiste. Con la prossima riunione della Fed in vista, le probabilità di un ulteriore taglio dei tassi sono diminuite. Gli indici Dow Jones, S&P 500 e Nasdaq aprono tutti in calo, mentre il prezzo del petrolio Wti scende.
Le vendite al dettaglio negli Stati Uniti hanno registrato un incremento dello 0,4% a ottobre, raggiungendo i 718,9 miliardi di dollari. Questo risultato ha superato le attese che erano di un +0,3%, consolidando un aumento del 2,8% rispetto allo scorso anno. Escludendo veicoli e carburanti, la crescita è stata dello 0,1%.
Le borse della Cina continentale chiudono in calo per il secondo giorno consecutivo, con investitori incerti sull’efficacia delle recenti misure di stimolo economico di Pechino. Nonostante le vendite al dettaglio siano aumentate del 4,8% a ottobre, la produzione industriale ha deluso le aspettative, crescendo solo del 5,3%.