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Nico Rosberg, dalla Formula 1 alla finanza

Da campione del mondo di Formula 1 a venture capitalist. La nuova vita dell’ex pilota Mercedes che ha lanciato un fondo di venture capital per supportare le startup europee.

L’adrenalina non smette mai di scorrere. Dopo avere appeso il casco al chiodo, l’ex campione di Formula 1, Nico Rosberg si è buttato anima e corpo in un’avventura ancora più rischiosa: gli investimenti nel venture capital, ovvero in società non quotate caratterizzate da un elevato potenziale di sviluppo. Tramite il suo fondo, Rosberg Ventures, il pilota finlandese punta ora a far crescere le startup europee.

Ci racconti il passaggio da campione di Formula 1 a venture capitalist. Come è nato l’interesse per il mondo della finanza?

Il mondo delle startup mi ha sempre appassionato. Mi piacciono i visionari, le persone che hanno un’idea, un progetto, in grado di diventare qualcosa che potrebbe anche cambiarci la vita. Mi sono avvicinato agli investimenti nel mondo delle startup appena terminata la mia esperienza decennale come pilota di Formula 1. E finora è stato un percorso molto interessante ed emozionante. 

Può raccontare qualche dettaglio per quanto concerne la sua società di investimenti Rosberg Ventures. Come è nata l’idea di creare il fondo di fondi da 75 milioni di euro?

Grazie alla Formula 1 ho accumulato un patrimonio importante che voglio gestire al meglio. Per questo ho iniziato a studiare come le principali università americane, del calibro di Yale e Stanford, riescono a tramandare di generazione in generazione il loro patrimonio. Queste istituzioni sono riconosciute per la loro capacità di investire in modo molto articolato, diversificando su più asset class e mercati. Più del 20% del loro patrimonio è destinato al venture capital, l’asset class che storicamente ha generato le performance migliori. E allora ho pensato: vorrei provare anche io a replicare questa strategia con il mio patrimonio. Queste istituzioni investono nei migliori fondi di venture capital che coprono i temi tecnologici del momento come l’intelligenza artificiale. E così è nato Rosberg Ventures, che investe dall’Italia e dalla Germania nei migliori fondi di venture capital del mondo.

 

Lei ha investito in oltre 35 startup ad alto potenziale. Come ha costruito questo network? E soprattutto, quali sono i settori su cui vi focalizzate?

Sono molto fortunato perché la popolarità della Formula 1 sta crescendo in modo incredibile, specialmente nell’ambito della tecnologia. Ci sono tantissimi fan in Europa e ancora di più in America e questo mi aiuta ad entrare in contatto con molte persone del mondo della finanza e delle imprese. Inoltre spesso organizziamo eventi dedicati al venture capital dove abbiamo la possibilità di scambiare idee sui trend del momento. Ma soprattutto abbiamo creato una squadra di persone specializzata nell’aiutare le startup ad avvicinarsi al mondo della finanza.

La scuderia Rosberg X Racing compete nella serie Extreme E dedicata ai Suv elettrici. Ci può parlare di queste attività e quali sono gli obiettivi futuri?

Anche nel venture capital la sostenibilità ha un ruolo importante, basti pensare che il Climate Tech è uno dei trend tecnologici del momento. In questo senso il campionato Extreme E mi consente di unire la mia passione per le corse con quella per l’ambiente e la sostenibilità. La mia squadra è stata campione del mondo due volte negli ultimi tre anni. L’unica volta che abbiamo perso è stato contro il team del mio ex compagno di scuderia alla Mercedes, Lewis Hamilton. L’anno prossimo la competizione “Extreme E” si correrà invece con le macchine all’idrogeno.

 

Secondo voi c’è del potenziale nelle startup europee, possono competere con quelle americane?

Il potenziale c’è perché in Europa abbiamo un talento enorme e ci sono alcune delle università migliori al mondo. Mancano però alcuni fattori importanti, come il sostegno dei governi agli imprenditori e una regolamentazione più snella, in grado di favorire la nascita di nuove aziende. A rendere tutto più difficile contribuisce anche il fatto che le startup non entrano ancora nei radar degli investitori istituzionali europei. In America i fondi pensione sono invece tra i più grandi investitori nel settore e questo conta moltissimo. Se poi guardiamo all’Italia solo quattro startup sono diventate unicorni, aziende con un valore di mercato superiore al miliardo di euro. Negli Usa invece sono svariate migliaia.

Lei ha menzionato Lewis Hamilton e le vostre iniziative legate all’ambiente e alla sostenibilità. Alla fine siete rimasti amici?

Sì, alla fine si. Lui è uno che ha vinto davvero tanto. È stato un mio grande rivale all’epoca ma adesso siamo in buoni rapporti. Però quello che fa ridere è che al di là della rivalità in Formula 1 adesso siamo rivali anche nelle corse di Extreme E. Questo campionato contribuisce ad aumentare la visibilità sui temi legati alla sostenibilità nell’ambito dei motori. Le gare vanno così, una volta vince lui, una volta vinco io. L’importante è il contributo alle nostre cause.

L’articolo integrale è stato pubblicato sul numero di giugno del mensile Wall Street Italia. Per abbonarti  clicca qui