La No-Deal Brexit avrebbe effetti economici talmente rilevanti da poter provocare una nuova recessione nel blocco, accompagnata un credit crunch da parte del mondo bancario tale da ricordare la crisi seguita al tracollo della Lehman Brothers. E’ quanto sostiene uno dei commentatori di punta del Telegraph, Ambrose Evans-Pritchard, mettendo in chiaro che, da sola, la Bce non potrebbe far fronte alla situazione.
“La Banca Centrale Europea potrebbe – presumibilmente – gestire lo shock immediato di una rottura finanziaria e commerciale rilanciando gli acquisti di obbligazioni e comprimendo i rendimenti italiani”, ha scritto l’editorialista della testata vicina ai conservatori britannici, “ciò che la Bce non può gestire è la terza recessione economica nell’arco di un decennio. Ciò determinerà una stretta creditizia e creerà scompiglio con le dinamiche del debito dei Paesi mediterranei. Chiamiamola una strisciante Lehmanizzazione – che durerà finché la diga non si sarà rotta”.
Il commento di Evans-Pritchard segue a stretto giro l’intervento della Commissione europea ha ufficialmente definito la Brexit senza accordo come uno scenario “probabile”. In qualche modo l’editorialista del Telegraph cerca di sollecitare l’attenzione sul fatto che il No-Deal provocherebbe danni rilevanti non solo al Regno Unito (di questi ultimi se ne è sempre abbondantemente discusso), ma anche per l’Unione Europea.
In particolare si fa riferimento alla catena dell’offerta della grande azienda aeronautica francese Airbus: tutte le ali degli aerei vengono prodotte nel Regno Unito, e con una No-Deal Brexit salirebbero tempi e costi per la loro importazione in Europa. Airbus perderebbe, secondo i suoi stessi calcoli, un miliardo di euro alla settimana se si concretizzasse lo scenario di Brexit più duro.