Le forze politiche devono decidere tra il sostegno a un esecutivo “neutrale, di garanzia” oppure il ritorno alle urne “nel mese di luglio o in autunno”. La richiesta è arrivata dal capo dello Stato, Sergio Mattarella, al termine del terzo giro di consultazioni al Quirinale dal quale “è emerso che non vi è alcuna possibilità di formare un governo sorretto da una maggioranza nata da un accordo politico”.
La riposta di Lega e Movimento cinque stelle arriva a stretto giro: i due partiti usciti vincitori alle elezioni del 4 marzo, non vogliono.
“Nessuna fiducia a un governo ‘neutrale’, sinonimo di governo tecnico. Si vada a votare a luglio”, ha scritto su Twitter il leader dei 5s Luigi Di Maio.
Sulla stessa linea Matteo Salvini, segretario della Lega e candidato premier del centrodestra:
“O un governo del centrodestra oppure elezioni il prima possibile, per la prima volta in estate”. Salvini aggiunge che “non c’è tempo da perdere” e dice di contare sul fatto che Silvio Berlusconi, presidente di Forza Italia, “mantenga la parola data” non rompendo l’unità del centrodestra.
“Supporteremo l’iniziativa del presidente della Repubblica fino in fondo”, ha detto oggi il segretario reggente Maurizio Martina.
Nel terzo giro di consultazioni, Mattarella ha scartato da subito l’ipotesi di un governo di minoranza, mettendo in evidenza che l’esecutivo guidato da Paolo Gentiloni “ha esaurito le sue funzioni” e come tale “non può essere ulteriormente prorogato”.
Governo senza fiducia: due sono gli scenari
Mattarella non ha quindi nascosto i rischi connessi ad un voto anticipato.
“Non vi sono tempi per un voto entro giugno, sarebbe possibile svogerlo in piena estate ma questo renderebbe difficile l’esercizio del voto agli elettori”, ha detto. Votare “a inizio autunno” è possibile ma vi è il rischio che non vi siano i tempi per approvare la manovra e va tenuta in conto anche la possibilità di “manovre offensive della speculazione finanziaria”.
Nel caso in cui il governo neutrale non dovesse ottenere la fiducia del parlamento sarebbe un esecutivo dimissionario. Significa che si occuperebbe esclusivamente di “affari correnti” con poteri limitati, come per esempio sta facendo in questi giorni di stallo politico il governo uscente guidato dal premier Gentiloni. La differenza è che si potrebbe considerare un governo tecnico “di scopo” e legato a una precedente legislatura e a
Anche qui ci sono due alternative possibili e tutte potrebbero portare un po’ di nervosismo sui mercati dal momento che il governo traghettatore avrebbe vita breve con l’unica funzione di sistemare pratiche burocratiche urgenti, senza la possibilità di rivedere la legge elettorale, considerata uno dei massimi ostacoli alla formazione di un governo con una maggioranza parlamentare. Di Maio è convinto che se si torna al voto ci sarebbe un ballottaggio tra lui e Salvini, ma in realtà M5S e Lega insieme arrivano al 50%: ci sono in ballo metà dei voti di chi si è recato alle urne a marzo.
Quanto ai tempi, le ipotesi sarebbe due:
- Voto a luglio. Siccome servono almeno 60 giorni dallo scioglimento delle camere, non si potrebbe tornare alle urne prima di questo mese. Il governo neutrale dovrebbe prima giurare e poi essere bocciato in Parlamento. Questa è l’opzione preferita da M5S e Lega, ma Mattarella ha espresso preoccupazioni circa l’astensionismo e la scarsa partecipazione al voto. Va ricordato che in Italia non si è mai votato in piena estate, bensì al massimo intorno alla fine di giugno.
- Voto in autunno. Si supera l’estate e si vota alla prima data utile in autunno, tra settembre e ottobre. L’Italia ci arriverebbe con un governo dimissionario debolissimo e soprattutto, nel caso altamente probabile di una nuova situazione di incertezza successiva al voto, rischierebbe di non avere un governo nel pieno delle sue funzioni che possa approvare la legge di stabilità entro fine anno e la manovra finanziaria necessaria a evitare che scatti l’aumento dell’IVA.