Economia

Non è un paese per giovani

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Leggendo l’ultimo rapporto annuale dell’Istat sugli indicatori demografici, non può che tornarci in mente il titolo del penultimo film girato nel 2017 dal regista Giovanni Veronesi “Non è un paese per giovani”. L’ Istituto Nazionale di Statistica, ovvero l’ente di ricerca pubblico italiano che si occupa di censimenti e indagini sociali ed economiche, ci mette di fronte all’evidenza che per il quinto anno consecutivo continua inesorabile il calo della popolazione italiana. Al 1° gennaio 2020 i residenti del Belpaese ammontano infatti a 60 milioni e 317mila, registrando un calo di ben 116mila unità rispetto ai 12 mesi precedenti. È cresciuto il gap tra le nascite ed i decessi: per ogni 100 persone scomparse sono nati soltanto 67 bambini. L’anno scorso ci sono state nello specifico 435.000 nascite a fronte di 647.000 decessi, registrando così il livello più basso del cosiddetto “ricambio naturale” degli ultimi 102 anni di storia italiana. Così stante le cose per l’Istat: “Il ricambio naturale della popolazione appare sempre più compromesso”. Aggiungiamoci poi che 816mila italiani, di cui 182mila laureati, si sono trasferiti all’estero nel corso degli ultimi 10 anni e la frittata è fatta.

Verso un nuovo welfare

Ma se l’Italia piange, il resto del mondo di certo non può sorridere. Alcuni recenti studi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) dimostrano chiaramente che in generale il ritmo dell’invecchiamento della popolazione a livello mondiale è molto più rapido rispetto al passato. Inutile pertanto negare l’evidenza. Col passare degli anni, soprattutto in Occidente, saremo mediamente sempre più anziani. Se da un lato la prospettiva di avere attorno a noi la famiglia e gli amici per un orizzonte temporale più lungo rispetto al passato è senz’altro gratificante e si ascrive all’elenco delle belle notizie, dall’altro non è affatto scontato che l’aumento della longevità sia associato ad un incremento delle condizioni di salute della popolazione. Anzi. Sempre da uno studio dell’OMS relativo ad obesità e sovrappeso, a cui seguono inevitabilmente malattie cardiovascolari e diabete, sembrerebbe vero esattamente il contrario. Quindi?

Quali sono le possibili soluzioni atte a gestire la nostra salute e a mantenere inalterato il nostro tenore di vita anche in età avanzata?

Anne Hathaway una volta disse che “nella vita c’è sempre il rovescio della medaglia, e io cerco di concentrarmi sul lato positivo”.

Possiamo pertanto affermare che se da un lato, come esseri umani, possiamo impegnarci nella scelta di cibi più salutari e in un’attività fisica regolare, dall’altro, come investitori, abbiamo tutti gli strumenti per poterci attrezzare fin da subito ad affrontare il rischio longevità nel miglior modo possibile.

Oltre a cercare di adottare uno stile di vita sano, potremmo cominciare, ad esempio, a sottoscrivere una polizza sanitaria per noi e i nostri cari, ovvero una forma di assicurazione complementare atta a compensare l’assistenza fornita dal Sistema Sanitario Nazionale. A fronte del pagamento di un premio, questi strumenti tutelano la copertura relativa alle spese per prestazioni, medicine e cure.

Altro bisogno fondamentale è certamente quello di colmare il cosiddetto GAP previdenziale. La previdenza integrativa rappresenta oggi una strada obbligatoria per tutti coloro che desiderano evitare, una volta smesso di lavorare, un radicale ridimensionamento del proprio tenore di vita. Optare fin da giovani per la previdenza complementare, magari sotto forma di Fondo Pensione Aperto o FAP, diventa quindi un elemento di vitale importanza per mantenere invariato il proprio tenore di vita e compensare le incognite dovute all’abbattimento della futura pensione pubblica. I vantaggi non sono pochi né di poco conto. Tra questi ricordiamo in primo luogo le agevolazioni fiscali previste dalla normativa vigente in fase di contribuzione. I contributi versati nel FAP sono infatti deducibili dal reddito imponibile nella misura massima di 5.164,57 euro annui. A chi non piace l’idea di poter pagare meno tasse tutti gli anni? In secondo luogo va considerata poi una tassazione più vantaggiosa in sede di erogazione delle prestazioni accumulate. Al netto della rivalutazione, il montante del FAP viene tassato con un’aliquota del 15%, che decresce con il numero di anni di contribuzione fino ad arrivare al 9%. Ricordiamoci ad esempio che, se lasciato in azienda, il TFR sarebbe invece oggetto di una tassazione separata quantificabile in almeno il 23%.

Gli investitori più speculativi possono poi, perché no, cercare di trarre profitto dai trend del futuro quali lifestyle e longevità che porteranno con loro ampissime opportunità di investimento. Là fuori infatti, sui mercati finanziari, è pieno di società quotate e ben posizionate per servire la popolazione anziana in crescita a livello mondiale attraverso l’esposizione alle cure sanitarie, i prodotti farmaceutici, le strutture di vita di alto livello e gli altri settori che contribuiscono ad aumentare la durata della vita ed estendere la qualità della vita in età avanzata.

Spesso mi chiedono quale potrà essere l’Amazon del prossimo decennio ed io ovviamente non posso saperlo con certezza, tantomeno in anticipo. Nessuno ha la sfera di cristallo con la quale poter scrutare chiaramente nel futuro e certamente i Consulenti Finanziari non fanno eccezione a questa ferrea regola di vita. Ma se dovessi ipotizzare un luogo in cui si nasconde il prossimo Jeff Bezos, esso probabilmente ricopre il ruolo di CEO in qualche società operante nei settori sopracitati. Chi vivrà, vedrà. Direi che oggi l’Istat ci ha abbondantemente rassicurati tutti sotto questo punto di vista. Starà invece a noi e a noi soltanto cercare di arrivare all’appuntamento con la terza età adeguatamente preparati ed in ottima salute.

 

A cura di Matteo Allevi, consulente finanziario

 

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