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Nord Stream 2, il gasdotto della discordia: Trump contro Merkel e Putin

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Febbraio 2019 verrà ricordato come il mese in cui è stato raggiunto un compromesso storico tra Germania e Francia sul gasdotto Nord Stream 2. Parigi e Berlino hanno stretto un accordo affinché la “direttiva sul gas” naturale, che fa parte del terzo pacchetto sull’Energia dell’Unione Europea, non sia rivista per il momento.

Gli emendamenti, proposti dalla Commissione europea nel 2017 e sostenuti dal presidente francese Emmanuel Macron, mirano a liberalizzare il mercato europeo del gas e dell’elettricità e a espandere le competenze giuridiche di Bruxelles in materia.

In pratica, si tratta di limitare il ruolo di Gazprom nel progetto della controversa pipeline Nord Stream 2, che collegherà la Russia e la Germania via il mar Baltico. Donald Trump ha fortemente criticato il progetto voluto dal governo di Angela Merkel. Questo ha creato ulteriori frizioni tra la potenza Usa e la locomotiva d’Europa.

Voluto con insistenza da Berlino, il gasdotto dovrebbe vedere la luce nel 2020. Konstantin Simonov, direttore della Fondazione nazionale russa per la sicurezza energetica, ha commentato al giornale francofono “Le Courrier del la Russie” la nascita di un progetto dai connotati marcatamente politici.

Simonov ha spiegato cosa cambia con il testo, la cui prima bozza risale a dieci anni fa (2009). Impone una decentralizzazione massima e porta a un superamento del monopolio delle consegne di gas sul territorio dell’Ue. In concreto, separa le funzioni di chi trasporta e di chi invece il gas lo produce.

L’UE è proprietaria del gasdotto. La gestione del trasporto del gas naturale e la sua distribuzione sul territorio spettano invece all’operatore del gasdotto, che agisce in totale autonomia. È Gazprom che genera e gestisce gli utili, versa i dividendi ai suoi azionari, e così via.

Nord Stream 2, Gazprom dovrà cedere funzioni di “operatore”

Oggi come oggi, il terzo pacchetto Energia non si applica ai gasdotti terresti. La revisione proposta nel 2017 fa sì che l’insieme di misure varrà invece per i tubi sottomarini come Nord Stream 2.

Di fatto Gazprom sarà obbligato a cedere le funzioni di operatore a un’impresa indipendente. Il colosso russo dell’energia guidato dall’amministratore delegato Alexei Miller dal 2001 (vedi foto sotto) dovrà inoltre rinunciare al 50% delle capacità del gasdotto, di cui possiede invece oggi la totalità.

Queste saranno messe all’asta, a vantaggio di altri gruppi produttori di energia. Con il compromesso raggiunto tra Parigi e Berlino, il ministro russo degli Esteri Sergei Lavrov dice di sperare nella vittoria del buon senso e dei tedeschi. Ma fa notare che gli emendamenti alla direttiva europea sul gas sono un tentativo di applicare delle decisioni adottate oggi a progetti lanciati anni fa. Le ultime novità avranno delle conseguenze sul piano geopolitico.

Lavrov e Putin protestano: “Scorretto agire in questo modo”

Citando il compromesso sugli emendamenti alla direttiva sul gas, il capo della diplomazia del Cremlino ha dichiarato alla stampa che “si dice sia una grande vittoria della Germania e anche della Francia, e una grande vittoria del buon senso. Mi piacerebbe crederci“.

Lavrov si lamenta del fatto che tutte le obiezioni a questo progetto, anche da parte del presidente Usa, sono di natura politica. Uno degli argomenti di chi è contrario al progetto è quello della dipendenza dell’Europa alla Russia. Ma “il progetto è stato lanciato quando la direttiva attuale era già in vigore, quando la trasparenza giuridica del progetto non suscitava alcun dubbio”, sottolinea il ministro russo.

“A quel punto un emendamento speciale è stato proposto e adottato oggi, ma riguarda un progetto già approvato due anni fa. Non mi sembra che sia molto corretto agire in questo modo“.

Evidentemente è stato ritenuto che “un cattivo compromesso era meglio di una buona disputa”. La Germania da parte sua ha salutato con euforia il compromesso su Nord Stream 2, parlando di un “segnale potente”.

Nord Stream 2, in cosa consiste il gasdotto Russia – Germania

Il Consiglio Ue e l’europarlamento hanno approvato gli emendamenti sopracitati il 12 febbraio. Le normative legate alla direttiva sul gas europea riguardano le parti marittime del gasdotto di paesi terzi. Come nel caso di Nord Stream 2 o di Sud Stream, che passa per il Mar Nero e arriva in Bulgaria, Grecia e Italia.

Secondo il comunicato del Parlamento europeo, gli emendamenti hanno l’obiettivo di assicurare che le regole del mercato interno del gas dell’UE siano applicate anche ai gasdotti provenienti da paesi terzi. Come nel caso della Russia.

L’8 febbraio le prime due potenze del blocco europeo hanno proposto ai loro partner Ue un compromesso per poter permettere l’adozione delle nuove regole sul trasporto del gas naturale. Senza bloccare il progetto del gasdotto Nord Stream 2, a cui vanno applicate le norme europee.

A farsi carico del progetto è il paese UE in cui le istallazioni della rete europea sono collegate per prime. Nel caso specifico di Nord Stream 2, questo compito spetta alla Germania.
i lavori di costruzione di Nord Stream 2 nel mar Baltico
© FOTO. NORD STREAM 2
Nord Stream 2: Mosca critica la possibilità che l’UE adotti nuove regole sui gasdotti marittimi

Il progetto Nord Stream 2 è realizzato da una società russa, Gazprom, in collaborazione con le aziende europee Engie, OMV, Shell, Uniper e Wintershall. La pipeline collega la Russia alla Germania passando dal mar Baltico e dovrebbe essere operativo a partire da fine 2019. La prima idea di un gasdotto di collegamento tra i due paesi risale al 1997, con la firma del protocollo tra Gazprom e l’impresa di raffinazione petrolifera finlandese Neste.

Nord Stream 2 e 1: il ruolo controverso di Schroeder

Merkel ha sempre difeso l’accordo per portare nel suo paese il gas russo. Quello che non dice è che la costruzione del gasdotto è nell’interesse dell’ex cancelliere Gerhard Schroeder. Poco tempo dopo il suo ritiro dalla vita politica, nel 2005, l’ex leader tedesco è stato nominato alla testa del conglomerato incaricato della creazione del primo Nord Stream, tra cui il gruppo più importante è l’azienda russa Gazprom. Schroeder, amico di Putin, nell’agosto del 2011 è stato anche presidente del CdA di Rosneft, impresa russa specializzata nell’estrazione di petrolio.

Gli Stati Uniti continuano a opporsi con veemenza al progetto del secondo Nord Stream. Sabato scorso, citando rischi geopolitici e per la sicurezza, il vice presidente Mike Pence ha esortato gli stati membri UE a bloccare il progetto in un intervento dinanzi a Merkel e ad altri leader mondiali durante la Conferenza di Monaco sulla Sicurezza.

La Russia ha dichiarato in più occasioni che si tratta di un gasdotto “assolutamente commerciale” e leale dal punto di vista concorrenziale. Lo stesso Vladimir Putin ci ha tenuto a sottolineare che l’elaborazione di Nord Stream 2 non significa peraltro che Mosca smetterà di trasportare gas russo tramite l’Ucraina.

Per la verità proprio l’Ucraina e le tensioni che regnano nell’est del paese sono una delle ragioni che stava per far saltare il progetto. Citando timori di natura geopolitica, ossia che il Nord Stream 2 avrebbe potuto lasciare alla Russia mano libera in Ucraina, alcuni membri della coalizione del governo Merkel a gennaio avevano espresso la loro contrarietà.

Non solo Nord Stream: il presidente russo Vladimir Putin (Destra) e l'AD di Gazprom Alexei Miller (C) in uno stabilimento di Sud Stream, un gasdotto costruito ad Anapa, in Russia, per trasportare il gas naturale attraverso il Mar Nero e farlo arrivare in Bulgaria, Grecia, Italia e Austria
[/media-credit] Il presidente russo Vladimir Putin e l’AD di Gazprom Alexei Miller (C) in uno stabilimento di Sud Stream, un gasdotto costruito ad Anapa, in Russia, per trasportare il gas naturale attraverso il Mar Nero e farlo arrivare in Bulgaria, Grecia, Italia e Austria. (Sasha Mordovets/Getty Images)