Nord Stream 2, ovvero il progetto per il raddoppio del gasdotto che, se completato, porterà dalla Russia in Germania circa 55 miliardi di metri cubi di gas naturale, passando sotto il Mar Baltico, aggirando i paesi di Visegrad (Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia, Ungheria–V4), spacca in due l’Europa.
Tra i contrari spacca l’Italia, che volta le spalle a Vladimir Putin e ad Angela Merkel. Il governo giallo verde, infatti, si sarebbe opposto in sede Ue al Nord Stream 2. Un atto che era già stato minacciato dal premier Matteo Renzi. Ma che adesso, stando a quanto riferiscono i media tedeschi, sarebbe stato formalizzato.
Una decisione presa alla luce del fatto che l’Italia vorrebbe invece diventare un hub energetico nel Mediterraneo e invece si trova esclusa L’opposizione italiana viene letta anche alla luce dei rapporti diplomatici che il vicepremier Matteo Salvini sta cercando di rafforzare con Stati Uniti e Polonia, i due principali oppositori del Nord Stream.
Nord Stream 2: “power play” di Merkel e Macron
La posizione dell’Italia, infatti, potrebbe controbilanciare il “soccorso” della Francia, che “sta tradizionalmente dalla parte della Germania”, tanto più che “Engie, la sua industria per l’energia, partecipa” alla realizzazione del Nord Stream 2.
Ma l’Italia non è la sola a essere contraria al Nord Stream 2. Solo per restare nella Ue, oltre a Roma, non vedono di buon occhio il progetto Irlanda, Danimarca, Svezia, Lussemburgo, Croazia, Estonia, Lettonia e Lituania. Sul fronte del “no”, spiccano anche Stati Uniti, i quali temono che un aumento delle forniture russe all’Europa potrebbe ridurre l’export del gas di scisto made in Usa.
Fortemente contraria al progetto anche l’Ucraina, poiché il tracciato, ridurrebbe l’importanza strategica del gasdotto (sempre di provenienza russa) che attualmente attraversa il Paese. Più o meno le stesse ragioni per cui la Polonia da tempo dice no.
Il no dell’Ue: perché Bruxelles è contraria
Contrario al progetto l’Unione europea in quanto Nord Stream 2 andrebbe a rafforzare la dipendenza dell’Europa dagli approvvigionamenti di gas russo, “minacciando il mercato interno e non allineandosi agli interessi strategici della politica energetica dell’Unione”, motivo per cui il progetto “andrebbe fermato”.
Sulla questione è inoltre intervenuto il Parlamento europeo, che ha recentemente approvato una risoluzione in cui chiede l‘abbandono del progetto. Risoluzione che, secondo una fonte interna alla diplomazia europea all’agenzia di stampa russa “Tass”, non avrà effetti sulla realizzazione del progetto energetico.
“Le raccomandazioni del Parlamento Ue sono delle raccomandazioni, che vengono sempre prese in considerazione dalla Commissione europea, pur non essendo obbligata ad attuarne le richieste e le decisioni contenute, in virtù della propria indipendenza”, ha riferito la fonte. In merito al Nord Stream 2, il diplomatico avrebbe spiegato all’agenzia Tass che gli emendamenti alla Direttiva sul gas dell’Ue, la base legale del progetto, sarebbero quasi ultimati. Il Parlamento Ue dovrebbe adottare tali emendamenti nel corso della sessione plenaria di fine marzo o inizio aprile, andando a creare una cornice legale relativa ai progetti di gasdotti sottomarini transfrontalieri, incluso il Nord Stream 2.
A sua volta, la Commissione europea intende rendere il Nord Stream 2 “un progetto dell’Ue, soggetto alla severa normativa europea in materia di concorrenza”, cosa che rischierebbe di limitarne la portata attualmente prevista: 55 miliardi di metri cubi di gas all’anno (a oggi, dalla Russia ne partono in direzione ovest 193 miliardi).