ROMA (WSI) – Putin ha discusso al telefono della crisi ucraina con la cancelliere tedesca Angela Merkel e con il premier britannico David Cameron. Lo riferisce il Cremlino. Della crisi hanno parlato anche il ministro degli esteri russo Lavrov e il suo collega tedesco Frank-Walter Steinmeier. leader, informa in una nota la presidenza russa, “hanno scambiato dei punti di vista sui possibili sforzi della comunità internazionale per risolvere” la situazione in Ucraina. “I passi presi dalle legittime autorità della Crimea sono basate sul diritto internazionale e mirano a proteggere i legittimi interessi della popolazione della Crimea”, ha ribadito Putin nella telefonata a Merkel e Cameron, riferisce il Cremlino.
I Paesi europei potrebbero poi rivolgersi agli Stati Uniti a scapito della Russia per il loro approvvigionamento di gas, riducendo le forniture energetiche, al momento provenienti da Mosca, e aumentando le importazioni di gas dagli Usa. Lo sottolinea il ministro degli Esteri britannico, William Hague – riferisce la Bbc – ribadendo la possibilità di ricorrere a sanzioni economiche “vaste” nel caso in cui non si facciano passi avanti sul fronte diplomatico per risolvere la crisi tra Russia e Ucraina.
“A Mosca stanno solo aspettando il nostro sì all’adesione alla Federazione Russa”. Così il premier della Crimea Serghiei Aksionov alle migliaia di dimostranti filorussi radunati in piazza Lenin a Simferopoli, capitale della regione che il 16 marzo voterà la secessione da Kiev. Circa 5 mila persone assiepano la piazza mentre sul palco canta il coro della flotta russa del Mar Nero e nella piazza è un tripudio di bandiere russe della Crimea e anche di Cuba.
La risposta non si fa attendere. Kiev chiude infatti i rubinetti finanziari alla Crimea: lo ha reso noto il vice premier locale, Rustam Temirgaliyev, secondo cui l’amministrazione centrale ha bloccato il sistema elettronico della sezione crimeana del Tesoro e i conti della penisola. Temigarliev ha escluso comunque impatti negativi sul pagamento di pensioni e stipendi: “Siamo pronti ad aprire conti in banche russe, inclusi conti in rubli. La gente non sarà lasciata senza pensioni e stipendi in nessun caso, la situazione è sotto controllo”. “La Crimea può vivere autonomamente in questa situazione”, ha assicurato. Nei giorni scorsi la stampa russa ha scritto che, secondo alcuni esperti, mantenere la Crimea costerà a Mosca circa 3 miliardi di dollari l’anno, il doppio di quello speso attualmente da Kiev.
[ARTICLEIMAGE] Prezzo che la Russia sembra intenzionato a pagare. Le forze militari russe hanno infatti preso il controllo di un posto di guardia al confine ucraino nella Crimea occidentale. Continua insomma il dispiegamento di forze da parte del Cremlino, sebbene in forma ‘sobria’ – i soldati non indossano divise immediatamente riconoscibili – e che per ora non ha provocato vittime. Una base della difesa anti-aerea ucraina è stata ad esempio attaccata ieri al tramonto nei pressi di Simferopoli. L’attacco alla difesa anti-aerea, confermato dalla tv Atr di Sebastopoli, sede della Flotta del Mar Nero, è stato compiuto da soldati russi, anche se non è chiaro se si tratti di forze speciali della Marina o cosacchi. Secondo quanto riferiscono alcune fonti, all’interno della base si trovavano un centinaio di soldati fedeli a Kiev, che dopo l’ultimatum intimato dagli assedianti perché deponessero le armi avrebbero trattato la resa. Testimoni riferiscono di aver visto qualche ora dopo dei camion uscire dalla base. Gli stessi affermano che un paio di giornalisti accorsi sul posto sono stati maltrattati dai miliziani filo-russi. Uno avrebbe avuto bisogno di cure mediche.
Per tutta risposta il premier ucraino Arseni Iatseniuk, parlando dell’occupazione militare russa in Crimea, ha arringato la folla a Kiev in occasione del 200/mo anniversario della nascita del poeta ucraino Taras Shevtcenko, uno dei simboli dell’indipendenza del Paese. ”E’ la nostra terra – ha detto – e non ne cederemo un centimetro. Che la Russia e il suo presidente lo sappiano”. E in Crimea c’è chi gli dà corda. Centinaia di dimostranti pro Kiev, tra i quali soprattutto donne e bambini, manifestano lungo la strada in un villaggio tartaro non lontano dalla capitale della Crimea, Simferopoli. Lo ha constatato l’inviato dell’ANSA. ‘No alla guerra’ è lo slogan che scandiscono i manifestanti suonando i clacson delle auto.
[ARTICLEIMAGE] Mosca, intanto, chiede a Kiev e all’Occidente di bloccare la strada per la presidenza al leader ultranazionalista Dmitro Iarosh, capo del movimento paramilitare ”Settore destro”, risultato determinante nella fuga del presidente ucraino Ianukovich. ”Le autorità de facto di Kiev e i loro patron occidentali dovrebbero bloccare la strada al potere statale per il neo-nazista Yarosh e i suoi adepti”, ha twittato Konstantin Dolgov, inviato speciale del ministero degli affari esteri russo per la democrazia. Ieri Iarosh ha confermato la sua intenzione di candidarsi alle presidenziali di fine maggio.
Braccio di ferro diplomatico
La Russia sta pensando di sospendere le ispezioni del suo arsenale strategico, compresi i missili nucleari, in risposta alle “minacce” di Usa e Nato sulla crisi in Ucraina. Lo ha fatto sapere un alto funzionario del ministero della Difesa. Le ispezioni sono previste dal trattato Start e dal Documento di Vienna tra i paesi dell’Osce. La Russia chiede inoltre all’Osce di aprire un’inchiesta sull’uccisione di decine di persone in piazza Maidan da parte di cecchini durante gli scontri di fine febbraio tra polizia e insorti a Kiev.
Barack Obama ha parlato separatamente al telefono della crisi in Ucraina con il premier Matteo Renzi, con il presidente Francese Francois Hollande, il premier britannico David Cameron, riferisce la Casa Bianca affermando che “il presidente ha dato il benvenuto alla forte, unificata posizione degli Stati uniti e dell’Unione Europea in merito all’intervento militare russo in Ucraina, comprese le conclusioni del Consiglio Europeo del 6 marzo”.
La missione Osce
Gli ispettori dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce) sono arrivati al confine della Crimea, ma sono tornati indietro dopo alcuni spari di avvertimento. Lo riferisce la stessa Osce. E’ la terza volta che gli ispettori dell’Osce tentano di entrare in Crimea, ha riferito una fonte della stessa organizzazione alla France Presse. (ANSA)