Nuova MIFID: incertezza eterna!
La direttiva dell’Unione Europea 2004/39/CE (conosciuta anche come direttiva MiFID, ove MiFID è acronimo di Markets in Financial Instruments Directive) è un atto normativo emanato dal Parlamento europeo dall’aprile 2004.
Quello di introdurre una regolamentazione uniforme nella gestione e commercio del “mercato degli strumenti finanziari” è stata da sempre una esigenza da tutti avvertita, in particolar modo dopo i noti scandali che chiusero il secondo millennio, come la vicenda Parmalat, Cirio, Giacomelli degli inizi degli anni duemila, solo per citarne qualcuno, naturalmente per difetto.
La direttiva risponde all’esigenza di creare un terreno competitivo uniforme (level playing field) tra gli intermediari finanziari dell’Unione europea, senza pregiudicare la protezione degli investitori e la libertà di svolgimento dei servizi di investimento in tutta la Comunità.
Gli obiettivi di fondo della direttiva MiFID sono:
- la tutela degli investitori, differenziata a seconda del grado di esperienza finanziaria
- l’integrità dei mercati
- il rafforzamento dei meccanismi concorrenziali, con l’abolizione dell’obbligo di concentrazione degli scambi sui mercati regolamentati
- l’efficienza dei mercati, finalizzata anche a ridurre il costo dei servizi offerti
- il miglioramento dei sistemi di governancedelle imprese di investimento ed una migliore gestione dei conflitti di interesse.
Con quello che è successo negli ultimi anni, con la prima MIFID, con i famosi “Patti chiari” dell’Associazione Bancaria Italiana e altre amenità di vario genere, con banche fallite a ripetizione, si ha l’impressione che nulla sia cambiato nel senso peggiore del termine.
L’esperienza, soprattutto quella negativa, non è servita a niente, come prima e peggio di prima, nella misura in cui, abbiamo visto che l’unico che paga e rischia è il piccolo risparmiatore della “linea retail”, cioè quello che investe piccole somme ma che rappresentano i sacrifici di una vita, fatta di lavoro, rinunce, abnegazione, rispetto dei valori.
Piccolo risparmiatore, in genere, è gente comune, che lavora dieci ore al giorno, sempre, Natale e Pasqua compresa, che legge il giornale solo la domenica – quello sportivo naturalmente, uno che campa perché mangia, senza pretese, uno che guadagna, quando va bene 1500 euro al mese, con famiglia e il mutuo da pagare.
Niente, anche le vicende di questi ultimi anni hanno confermato quello che giù si sapeva: il risparmiatore rappresenta l’anello debole del sistema, i controlli interni ed Istituzionali sono totalmente mancati, totale assenza di tutela del risparmio con risultati che non potevano essere che quelli che tutti vediamo.
Al momento, nessuno si dimette, nessuno fa autocritica e come sempre, siamo in Italia, dove le sconfitte sono sempre orfane.
Fase due, a tragedia avvenuta
Come sempre accade in questi casi, sia pure nelle more di conoscere l’esito dei lavori delle commissione Parlamentare d’inchiesta, appositamente istituita per cercare di capire l’origine e le responsabilità di tanti disastri, economici per i risparmiatori e reputazionali per il sistema del credito.
Una linea di pensiero emergente – i soloni che sanno tutto si trovano sempre, ovviamente sempre dopo, a disastro avvenuto – suggerisce l’opportunità di un deciso cambio di regole perché quelle esistenti, dicono dall’alto della loro scienza, non hanno funzionato e soprattutto non hanno tutelato il risparmiatore.
Ho sempre detto e l’occasione appare propizia per ripeterlo che se si fossero rispettate la metà delle regole esistenti, in termini di stesura di bilanci veri, rettifiche e accantonamenti adeguati, controlli mirati, i disastri attuali non si sarebbero mai verificati.
Adesso, con l’anno nuovo si aspetta la “Nuova MIFID” che, come sempre – almeno a chiacchiere – mette al primo posto la figura dell’investitore, quello che mette i soldi, quello che rischia – leggasi piccolo risparmiatore.
Si parla di fornirgli una adeguata cultura finanziaria, di una profilatura del rischio più adeguata alle conoscenze e alla propensione ad effettuare investimenti a rischio.
Chiacchiere, chiacchiere a tempo perso perché a mio avviso, fra qualche decennio ci troveremmo allo stesso posto di oggi.
Suggerimento pratico
Memori della ingegneria finanziaria maturata negli ultimi decenni e commercializzati da intermediari finanziari di mezzo mondo con i risultati che conosciamo, a mio avviso, al netto delle conoscenze di ognuno – in genere modeste – si potrebbe pensare ad una netta distinzione fra l’investitore istituzionale (come Banche, Sim, Sgr, Stati etc.) e risparmiatore retail.
L’organo di controllo – Banca d’Italia e Consob, possibilmente nuova versione – appena elaborato lo strumento finanziario, esprimerà una valutazione tecnica, ovvero indicherà il potenziale compratore: istituzionale o piccolo risparmiatore.
Vendere al piccolo risparmiatore uno strumento destinato ad altro investitore, oltre ad una sanzione capestro, comporterà la cancellazione dall’albo dell’Intermediario autore della violazione.
In definitiva, il piccolo risparmiatore che vorrà avventurarsi in investimenti diversi e più rischiosi – così valutati dagli Organi di controllo – dovrà fare una richiesta apposita.
Forse, potrebbe essere l’unico modo per tutelare il risparmio.
Forse!