Dopo Apple, anche Google vieta le applicazioni che fanno “mining”, e cioè il processo di generazione delle criptovalute. È quanto previsto nell’ultimo aggiornamento delle linee guida per gli sviluppatori, in modo da non consentire più la presenza di queste app sul Play Store.
“Sono vietate le app che consentono il mining di criptovaluta sui dispositivi. Sono consentite le app che gestiscono da remoto il mining di criptovaluta”, si legge nel centro norme per gli sviluppatori.
Una modifica analoga era stata introdotta il mese scorso da Apple. Le uniche applicazioni di mining accettate, secondo le nuove norme della Mela, sono quelle che lo fanno fuori dai dispositivi, ad esempio nel cloud. Le regole non vietano la presenza di app che fungono da ‘portafoglio elettronico’ delle criptovalute, purché offerte da sviluppatori iscritti come organizzazioni.
Non è la prima volta che Google avvia una stretta sul mondo delle valute digitali. Lo scorso maggio, il colosso Internet aveva bandito dalla sua piattaforma pubblicitaria le inserzioni ingannevoli sulle Ico (initial coing offering), le offerte iniziali di monete digitali che ricalcano il processo delle quotazioni di Borsa.