Nuova tegola su Facebook, dopo il caso Cambridge Analytica. Nelle ultime ore, il social network di Mark Zuckerberg è finito nell’occhio del ciclone per aver raccolto dati sulle telefonate e gli SMS inviati tramite gli smartphone che utilizzano Android. Una pratica, che va avanti da anni, e che è stata confermata dalla stessa società, senza fornire spiegazioni chiare sulle ragioni della raccolta.
La vicenda è emersa dopo che, complice lo scandalo sull’utilizzo di dati privati da Cambridge Analytica, diversi utenti – non è ancora chiaro quanti – hanno deciso di cancellarsi da Facebook o, in taluni casi, hanno verificato con più attenzione le impostazioni del proprio account.
Da qui la scoperta: i possessori di smartphone che usano Android hanno trovato file nei quali erano elencate le telefonate effettuate tramite il loro smartphone, con tanto di nomi, numeri di telefono, orario di inizio e durata della conversazione. La raccolta è avvenuta tramite Messenger. Il problema non sembra interessare iOS, il sistema operativo degli iPhone, che prevdere regole piú rigide per la privacy.
Ma i guai di Facebook non finiscono qui. La Corea del Sud ha multato Facebook per 396 milioni di won, circa 370 mila dollari, per aver rallentato le connessioni ad Internet degli utenti nel 2016 e 2017. La Korea Communications Commission (KCC) ha iniziato a indagare su Facebook lo scorso maggio e ha scoperto che la società aveva illegalmente limitato l’accesso agli utenti.
Le leggi locali de paese vietano ai servizi Internet di reindirizzare le connessioni degli utenti alle reti di Hong Kong e degli Stati Uniti anziché agli ISP locali senza un esplicito avvertimento. In alcuni casi, tale reindirizzamento aveva rallentato le connessioni degli utenti fino a 4,5 volte.