Dopo otto anni di assenza il presidente cinese Xi Jinping tornerà in Italia con una visita a Roma, e una tappa anche a Palermo. Una visita oggetto di forti polemiche visto che arriva subito dopo l’annuncio dell’adesione all’iniziativa Belt and Road di connessione infrastrutturale tra Asia ed Europa, nota anche come Nuova Via della Seta.
Xi Jinping è stato invitato dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dal principe Alberto II di Monaco, e dal presidente francese, Emmanuel Macron. Si tratta del primo viaggio all’estero del presidente cinese dal termine della doppia sessione del Parlamento cinese.
L’Italia sarà il primo Paese del G7 a firmare un memorandum con la Cina, causando la forte irritazione dell’Unione europea che ha già richiamato gli stati membri a non attuare iniziative del genere da soli ma soprattutto di Washington. In Europa anche Ungheria, Polonia, Grecia e Portogallo firmeranno il memorandum di intenti con Pechino.
Italia approfitta dei problemi Usa con la Cina
Gli Stati Uniti si dicono scettici rispetto all’endorsement di Roma. Il portavoce del Consiglio per la Sicurezza Nazionale americano Garrett Marquis, i quali ha definito la Belt Road Initiative (BRI) un “progetto infrastrutturale delle vanità”, mettendo in guardia il governo italiano dal legittimare un “approccio predatorio della Cina agli investimenti” che “non porterà alcun beneficio al popolo italiano”.
Donald Trump è impegnato in una guerra commerciale con la Cina e si lamenta a ripetizione dei legami e affari dell’Europa con la Russia. Per il vice primo ministro Luigi Di Maio l’Italia sarebbe un partner perfetto dell’ambizioso progetto cinese che gli Stati Uniti cercano di compromettere con le loro iniziative in Asia e in Medioriente.
Allo stesso tempo nei giorni scorsi Di Maio aveva anche affermato che gli Usa non hanno ragione di preoccuparsi, visto “restano il nostro principale alleato”.
Ho avuto modo di apprezzare Trump quando diceva ‘America First’ e allora io dico ‘Italia First’, miriamo a tutelare gli interessi dei nostri imprenditori che vogliono portare il Made in Italy nel mondo”.
Governo diviso: Tria e M5S favorevoli, Lega meno
L’altro vicepremier Matteo Salvini, parlando a Rtl, ha precisato:
“Il memorandum che il premier Conte firmerà con il presidente cinese è la cornice, poi il quadro è un’altra cosa e noi stiamo valutando riga per riga il contenuto dell’intesa: se si apre all’export per le aziende italiane va benissimo, gli unici vincoli riguardano la sicurezza, il controllo dei dati degli italiani e l’energia. Non vorrei che qualcuno si alzasse dall’altra parte del mondo e ci spegnesse l’interruttore. Se i cinesi vogliono investire in ferrovie e porti ok, l’importante è che il controllo rimanga in mani italiane”.
In realtà sulla questione Cina e BRI, il governo giallo-verde appare ancora una volta diviso, come nota Bloomberg.
I sostenitori della Cina includono Giovanni Tria, il ministro delle finanze tecnocratico, e Luigi Di Maio, il leader dei Cinque Stelle. Vedono nel BRI l’opportunità di portare investimenti in Italia. Matteo Salvini, leader della Lega, è più scettico. Dice che i suoi colleghi ministri hanno ragione, ma lui non vuole che l’Italia diventi colonia di nessuno.