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Nuova Zelanda: dopo l’attentato, Facebook nel mirino delle istituzioni

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Facebook nell’occhio del ciclone per colpa di Brenton Tarrant, l’attentatore che venerdì scorso, 15 marzo, ha ucciso 50 persone in due moschee di Christchurch in Nuova Zelanda, trasmettendo in diretta sul social network i 17 minuti di attacco.

Nelle prime 24 ore successive al sanguinoso attentato Facebook ha provveduto a rimuovere 1,5 milioni di video dell’attacco come ha fatto sapere la responsabile del social network in Nuova Zelanda, Mia Garlick.

“In totale, 1,2 milioni di video sono stati bloccati mentre venivano caricati. Per rispetto alle persone colpite da questa tragedia e le preoccupazioni delle autorità locali, stiamo rimuovendo anche tutte le versioni editate del video che non contengono contenuti grafici. Stiamo lavorando giorno e notte per rimuovere questi contenuti. Stiamo impiegando una combinazione di tecnologia e persone”.

Ma a parte la rimozione su Facebook è caduta una pioggia di critiche che accusano il social network di Mark Zuckerberg di non bloccare le dirette con contenuti violenti. Jacinda Ardern, primo ministro neozelandese, ha criticato il social network diventato megafono incontrollato di eventi del genere.  Il Ministro britannico per gli affari digitali Margot James ha sollevato perplessità sull’attuale regolamentazione del live streaming e ha annunciato la lavorazione di una proposta di legge che possa bloccare sul nascere la diffusione di video violenti. Ancora più dure alcune associazioni come l’Association of New Zealand Advertiseres che ha chiesto a Fb di attivarsi concretamente per rafforzare il controllo dei contenuti condivisi online.

Ma in particolar modo quello a cui sta pensando la Nuova Zelanda dopo il sanguinoso attacco è di togliere la pubblicità a Facebook. Già si stanno muovendo in tal senso alcune organizzazioni neozelandesi, tra cui Kiwibank, ANZ e BNZ che hanno sospeso le operazioni di sponsorship.